Mare di plastica intorno alla Sardegna: da 2 a 10 chili per chilometro quadrato
C’è un mare di plastica intorno alla Sardegna: nel Tirreno settentrionale la stima è di dieci chili ogni chilometro quadrato; si scende a due nel basso Tirreno. Sono i dati 2018 del Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche che ha firmato uno studio pubblicato su ‘Nature scientific reports’, la maxi piattaforma online dedicata alle scienze naturali.
Lo studio è l’ultimo elaborato e continua a essere la bussola di tutte le campagne di sensibilizzazione sulla riduzione del consumo di plastica. Anche perché il Mediterraneo è oggi uno dei mari più in emergenza con una concentrazione di microplastiche pari a 1,25 milioni per chilometro quadrato. Il Wwf ha fatto notare che nella Great Pacific garbage patch, ovvero la grande chiazza di spazzatura in mezzo all’oceano formata da tremila tonnellate di rifiuti galleggianti, la densità delle microplastiche è nettamente inferiore, pari a 335mila, sempre ogni chilometro quadrato.
Intanto Legambiente di Guspini, nel Medio Campidano, porta avanti per un altro week-end l’iniziativa ‘Clean up the Med (Ripuliamo il Mediterraneo). Dopo gli appuntamenti di Scivu, Piscinas e Portu Maga, sabato 4 maggio l’appuntamento è nelle spiagge di Gutturu e Flumini, dove saranno raccolti i rifiuti. Si proseguirà l’11 a Funtanazza, il 18 a Porto Palma e il 25 a Torre dei Corsari.
Andrea de Lucia, ricercatore del Cnr di Oristano, uno dei biologi marini che ha lavorato al censimento dello studio pubblicato su ‘Nature scientific reports’, sottolinea: “L’aspetto positivo è che sempre più persone hanno a cuore la salute dei nostri mari. Ma per contro si fa ancora troppa difficoltà ad ammettere che l’invasione della plastica è frutto delle nostre cattive abitudini. Vero che le correnti marine possono spostare il materiale da una spiaggia all’alta. Ma siamo noi che sugli arenili lasciamo la spazzatura. Comprese le cicche delle sigarette”.
Dallo scorso 6 aprile, in Italia è in vigore il decreto Salva-mare: prevede, tra le altre cose, che i rifiuti recuperati in mare, specie durante la pesca a trascico, possono essere portati a terra e smaltiti senza alcun costo. Il ddl, tuttavia, è stato contestato duramente da Greenpeace perché “certificata come sostenibile un tipo di pesca che al contrario minaccia l’integrità dei nostri mari”.