Élites rurali e trasformazioni sociale nel primo Ottocento

Élites rurali e trasformazioni sociale nel primo Ottocento

Contadini, pastori e borghesi nella Nuraminis della prima metà dell’Ottocento: estratto dal lavoro di Giampaolo Salice.

Nel primo Ottocento, le reti di relazione attraverso le quali le famiglie rurali sarde perseguono i rispettivi progetti di grandezza appaiono già pienamente consolidate. Proprio queste reti dimostrano come la famiglia non fu mai un’unità chiusa. La prima e forse più cruciale rete di relazioni è quella definita dai matrimoni e dai padrinaggi.

La necessità di sposarsi tra pari, spinge le famiglie a cercare sia dentro che fuori della comunità di origine i partner che rispondono a precisi parametri patrimoniali e di status. Il matrimonio diventa così un passaggio cardinale della strategia di consolidamento economico e ascesa sociale del cognome.

Uno degli esiti indiretti del perseguimento di un simile obiettivo è la costruzione di un sistema di alleanze parentali che in certi casi assumono anche significato politico, dal momento che possono essere fatte valere per stabilire (o rafforzare) il controllo del territorio da parte delle famiglie, aumentandone così il potere contrattuale sia rispetto agli altri abitanti della comunità, sia verso i poteri istituzionali esterni che vi operano a vario titolo.

Le reti entro le quali le famiglie restano imbrigliate sono il prodotto anche dei padrinaggi, strategicamente pianificati, non solo per rafforzare i legami tra cognomi di pari status, ma anche per dare ulteriore e pubblica sanzione alla gerarchia sociale. Non è infatti raro il caso in cui famiglie socialmente subalterne ottengono di far battezzare i rispettivi rampolli da esponenti dei cognomi al vertice della piramide comunitaria, con i quali già intrattengono rapporti di lavoro subordinato e ai quali fanno riferimento per ottenere protezione e favori.

Creare legami

Battesimi e cresime, come i matrimoni, sono insomma anch’essi strumenti utili a sancire legami con i cognomi di maggior forza e prestigio sia dentro che fuori il villaggio. In certi casi il padrinaggio rafforza legami già esistenti, di natura economica e societaria. Solo per fare un esempio tra i tanti possibili, il primo settembre del 1800, Adamo Vacca, ricco possidente agricolo del villaggio di Nuraminis, fa battezzare la figlia Giuseppa Rosa
Raimonda da Giuseppe Maria Serra, negoziante e notaio residente nel quartiere di Stampace a Cagliari.

I due uomini sono soci in affari già da tempo, dal momento che proprio Serra è stato tra gli artefici del contratto che Vacca ha sottoscritto con
Giovanni Antonio Therol, podatario del marchesato di Villacidro, per l’affitto del vasto salto seminativo e pascolativo di Berlingheri nel territorio di Siliqua. Le relazioni personali non sono solo quelle strette alla luce dei riti sacramentali.

About Letizia Gusai

Appassionata di lettura e scrittura, sta terminando il suo percorso di studi in Beni Culturali e Spettacolo. Adora viaggiare e guardare film.

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