Le telecamere hanno la capacità di leggere le targhe delle automobili con l’obiettivo di seguirne e tracciarne i movimenti.
Le telecamere che incontriamo nella nostra quotidianità – ad esempio nei parcheggi o in altri luoghi pubblici – hanno la capacità di leggere le targhe delle automobili con l’obiettivo di seguirne e tracciarne i movimenti. Per questo è nata un’intera linea di abbigliamento per combattere quest’invadenza dei governi nella nostra privacy. L’idea dall’hacker e designer di moda Kate Rose, presentata sabato alla conferenza sulla sicurezza informatica DefCon di Las Vegas, si basa proprio sulla possibilità di confondere questi mezzi di sorveglianza.
Gli abiti sviluppati dalla linea, denominata Adversarial Fashion, eludono questa capacità per non far mettere a fuoco quei numeri e quelle lettere che costituiscono una targa specifica e riconoscibile. Ancor più negli Stati Uniti dove è personalizzabile. La stilista ha presentato i suoi look caratterizzati da tante scritte rappresentate come se fossero targhe automobilistiche. Basta una t-shirt, una felpa o un vestito per disorientare il sistema di sicurezza.
In quell’occasione, come scrive il Guardian, Rose racconta di aver avuto la trovata chiacchierando con un amico ricercatore della Electronic Frontier Foundation Dave Maass che gli spiegava alcuni bug del sistema automatico di controllo delle targhe, il cosiddetto ALPR. “È un sistema di sorveglianza di massa che invade ogni parte della nostra vita. Ma se può essere ingannato da un tessuto, forse non dovremmo farci così tanto affidamento”.
Quello di Rose in realtà, a quanto pare, non è ancora un progetto imprenditoriale ben definito ma sembra piuttosto un atto politico, dimostrativo, un guanto di sfida al Big Brother tecnologico che vigila costantemente sulle nostre vite attraverso la tecnologia che ci ha messo in casa e nelle tasche. La sua missione è chiara: “Vorrei invitare le persone che pensano che questi sistemi siano fondamentali a trovare modi migliori per effettuare le loro verifiche”.
Non è la prima volta che si mette in evidenza come il sistema in questione abbia difficoltà oggettive a fare un lavoro pulito e preciso circa l’identificazione delle nostre targhe. All’interno dello stesso DefCon, ad esempio, durante una lezione di un altro hacker di nome Droogie, è stato mostrato come il sistema possa creare evidenti danni. Droogie ha raccontato la sua esperienza e di come tempo fa ebbe una geniale idea: per fare uno scherzetto all’ALPR personalizzò la propria targa utilizzando la parola “NULL”, ovvero il codice utilizzato in un certo numero di sistemi di database utilizzati per rappresentare una voce vuota.
In un lampo ha cominciato a ricevere notifiche di multe dal dipartimento di polizia di Los Angeles per un totale potenziale di 12 mila dollari. Il computer è cascato nel tranello fin troppo bene affibbiandogli ogni singola multa per eccesso di velocità per tutte quelle targhe trovate prive di validità. La polizia alla fine ha deciso di strappare le multe e Droogie ha subito cambiato targa. Ma le falle, nel sistema, sono invece rimaste.