Il Dna degli antichi abitanti della Sardegna ha permesso di ricostruire 6.000 anni di storia. Parte dalle loro relazioni con i Fenici e i Cartaginesi fino agli incontri con i Romani e al periodo medioevale.
Continuità genetica
Questa continuità di Dna esiste nonostante gli apporti di altre popolazioni arrivate attraverso il Mediterraneo. I dati genetici testimoniano che si possono tracciare a partire dall’arrivo dei Fenici (arrivati dall’attuale Libano) e dei Cartaginesi. Si arriva fino ai Romani e alle altre genti arrivate dall’Italia continentale e dalla Spagna durante il Medioevo.
“Questi risultati confermano che i Sardi hanno avuto una complessa storia demografica, ma rimangono una riserva di varianti antiche presenti fin dai primi insediamenti e attualmente molto rare nel resto d’Europa”, ha spiegato Cucca. Cucca insegna genetica medica nell’università di Sassari e ha diretto per dieci anni l’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (Irgb) del Cnr.
Le varianti genetiche del Dna, ha proseguito l’esperto, “sono strumenti che possiamo usare per studiare la funzione dei geni e i meccanismi che sono alla base di alcune malattie genetiche. Malattie come la sclerosi multipla e il diabete di tipo 1, che hanno tra le più alte frequenze al mondo in Sardegna”. L’obiettivo primario dei nostri studi, ha aggiunto, è infatti individuare bersagli terapeutici. Partiremo dalle indicazioni che troviamo in queste ricerche, per curare meglio queste malattie”.