Dai dati relativi al numero di contagi e morti per Coronavirus emerge una netta differenza di genere: diverse le ipotesi formulate dalla scienza
Proseguono senza sosta gli studi sul nuovo Coronavirus per debellare la pandemia. Tra le certezze emerse finora dalla ricerca, a essere più esposti al Covid-19 sarebbero più gli uomini che le donne. Lo riporta l’ultimo bollettino bisettimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), analizzando le statistiche derivanti dal numero di contagi e decessi in Italia.
Secondo lo studio, elaborato grazie ai dati forniti dalle Regioni e dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per Sars-CoV-2, l’età media complessiva dei contagiati è di 62 anni, mentre quella dei pazienti deceduti si attesta a 78 anni. Nello specifico, per quanto concerne i casi positivi al Covid-19, il 58% è di sesso maschile mentre il 42% è di sesso femminile. La forbice tra i due generi diventa ancora più netta analizzando il numero dei morti: le donne rappresentano infatti il 29,6% contro il 70,4% degli uomini.
“La differenza nel numero di casi segnalato per sesso – spiega l’Iss nel report del 26 marzo – aumenta progressivamente in favore dei soggetti di sesso maschile fino alla fascia di età ≥70-79, ad eccezione della fascia 20-29 anni e 30- 39 anni in cui il numero dei soggetti di sesso femminile è leggermente superiore. Nella fascia di età ≥ 90 anni il numero di casi di sesso femminile supera quello dei casi di sesso maschile probabilmente per la struttura demografica della popolazione”.
Dunque in Italia, secondo le statistiche, il genere maschile rispecchia la fascia più debole, confermando quanto emerso anche in Cina e negli altri Paesi colpiti dal Covid-19.
Le ipotesi
Come riportato dal Corriere della Sera, sarebbero diverse le ipotesi prese in considerazione dagli scienziati.
Il sistema immunitario. Le donne producono più estrogeni degli uomini, fattore che potrebbe incidere nella diversa risposta immunitaria dei due sessi. Gli ormoni ricoprono infatti un ruolo di grande rilievo nella regolazione del sistema immunitario e nella conseguente azione antivirale. Secondo Elena Ortona, direttore del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Iss, “il virus penetra nelle cellule attraverso un recettore, l’ACE 2, una proteina chiave che ha anche una funzione protettiva del polmone. E nelle donne l’ACE 2 viene espresso in maggiore quantità grazie agli estrogeni”.
Cromosoma X. La genetica potrebbe essere determinante nella reazione al Covid-19. Infatti, secondo gli ultimi studi, il recettore principale del virus è localizzato sul cromosoma X. “Le donne, avendone due – spiega Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata – potrebbero quindi avere una maggiore resistenza all’infezione perché dispongono di una maggiore variabilità di risposta”.
Tabacco e nicotina. La reazione al virus tra i due sessi potrebbe essere diversa anche a causa del fumo delle sigarette. Secondo studi recenti condotti in Cina, vi sarebbe un aumento considerevole del rischio di sviluppare polmonite severa da Covid-19 “in pazienti con storia di consumo di tabacco rispetto ai non fumatori”. In Italia, secondo le statistiche, gli uomini anziani fumerebbero più delle donne anziane, aumentando così il rischio di contrarre il virus.