Sempre più vicini alla riapertura, si punta sui test salivari ma non sono ancora pronti
Da passaporto sanitario si cambia il nome a certificato di negatività ma la sostanza è la stessa. Così la giunta Solinas prevede di far ripartire la Sardegna e il turismo isolano. Non è tuttavia chiaro ai più come si potrà ottenere tale certificato.
I test
L’ipotesi più accreditata è quella dei test salivari. Resta tuttavia ancora un nodo da sciogliere: i principali candidati per fornire il prodotto. I due principali competitori sono l’azienda farmaceutica toscana Menarini e l’Università Insubria della Lombardia. Si presenta subito un problema però: entrambi i fornitori non hanno ancora ricevuto l’approvazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
Tale approvazione dovrebbe giungere, secondo indiscrezioni, attorno all’ultima settimana di Maggio. Un ritardo che andrebbe a danneggiare ulteriormente una stagione turistica iniziata in negativo.
Sappiamo ancora poco del test Menarini, mentre di quello dell’Insubria è già noto il funzionamento; si baserà su un semplice prelievo di saliva. Se dunque sul tampone compaiono due strisce, la persona sottoposta al test è positiva, mentre con una sola striscia, negativa. Il costo del test è di 25 euro, con una percentuale di errore del 10 per cento circa.
A dirlo è Lorenzo Azzi, responsabile del laboratorio di microbiologia dell’Università Insubria.
La trattativa
Rimane da risolvere anche la discussione tra Governo e Regione. Quest’ultima richiede infatti la liberalizzazione dei test preventivi da acquistare in farmacia. Il cittadino sarebbe così libero di poter eseguire il test per portarlo ad analizzare in un laboratorio privato. Anche in questo caso si pone un problema, non essendoci una lista di laboratori autorizzati.
La soluzione proposta dalla Regione è dunque quella di firmare una intesa con l’OMS, come già hanno fatto Maiorca e Baleari, su un protocollo sanitario certificato.