La terapia al plasma iperimmune diventa un caso sui social. Ricciardi (Oms): “Promettente, ma serve tempo per valutarla”
La terapia con il plasma iperimmune, utilizzato in pazienti con Covid-19 in condizioni critiche, è diventata molto popolare sui social, suscitando diverse polemiche fra gli addetti ai lavori sulla sua efficacia. «Il plasma iperimmune ci ha permesso di migliorare ancora di più i nostri risultati. È democratico. Del popolo. Per il popolo. Nessun intermediario. Nessun interesse. Solo tanto studio e dedizione. Soprattutto è sicuro. Nessun evento avverso. Nessun effetto collaterale», rivendica su Facebook Giuseppe De Donno, direttore della Pneumologia dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova, dove è stata condotta la sperimentazione. Uno studio alla ricerca di una cura per Covid-19, portato avanti congiuntamente al Policlinico San Matteo di Pavia da marzo.
De Donno nei giorni scorsi aveva attaccato il virologo Roberto Burioni che sul suo profilo Twitter aveva definito la cura già nota da tempo: «La terapia con siero (o plasma) iperimmune non è cosa nuova – il suo tweet – il primo premio Nobel andò a Von Behring nel 1901 per questa terapia, usata anche nel 1918 per la spagnola. La novità grossa ci sarà quando dati solidi diranno che funziona anche con COVID-19».