L’Ateneo di Cagliari scende in campo per aiutare le aziende con la certificazione dei dispositivi di protezione che verranno prodotti in Sardegna
Una task force dell’Università di Cagliari per la produzione certificata di mascherine. Gli specialisti dell’ateneo sono già a disposizione delle imprese. C’è stata una prima riunione per le aziende sarde che intendono riconvertire le proprie attività sulla produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale (Dpi).
Una prima fruttuosa riunione con al centro innanzi tutto il supporto alle aziende sarde che intendono riconvertire le proprie attività sulla produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale. Nella prima riunione – tenutasi ieri, mercoledì 29 aprile – del pool di specialisti dell’ateneo che hanno aderito alla chiamata dal rettore Maria Del Zompo, i temi affrontati sono stati diversi, di straordinaria attualità e con una accentuata trasversalità disciplinare. Il debutto della task force d’ateneo, coordinata da Maria Chiara Di Guardo (pro rettore Innovazione) non poteva che avere per focus una delle problematiche più impellenti per una regione, e un Paese, che deve e dovrà fare i conti a lungo con il distanziamento sociale e l’impiego di strumenti per evitare il contagio da Covid-19: la produzione di mascherine chirurgiche e Dpi. Ovviamente a norma, efficienti e a prezzo calmierato.
Il gruppo di esperti è coordinato da Maria Chiara Di Guardo (pro rettore Innovazione). Le direttive sono chiare: le mascherine devono essere a norma, efficienti e a prezzo calmierato. Il dispositivo deve essere validato attraverso tre prove: filtrazione batterica, pressione differenziale e pulizia microbica.
“L’ateneo – spiega la professoressa Di Guardo – con il dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali in prima fila, è già in grado di fare una delle prove previste, quello sulla pressione differenziale. A breve, saremo in grado di effettuare anche le altre due con le attività del dipartimento di Scienze mediche e sanità pubblica e completare il processo di validazione, necessario per le imprese che devono inoltrare la richiesta all’Istituto superiore di sanità”.
L’iter, il confronto e le linee guida. L’ateneo al passo con i tempi
L’articolo 34, comma 3, del decreto legge. 9/2020, precisa: “In relazione all’emergenza di cui al presente decreto, in coerenza con le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e in conformità alle attuali evidenze scientifiche, è consentito fare ricorso alle mascherine chirurgiche, quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari; sono utilizzabili anche mascherine prive del marchio Ce, previa valutazione da parte dell’Istituto superiore di sanità (Iss)”.
La procedura che porta al parere dell’Istituto superiore di sanità (Iss) prevede che (circolare ministero della Salute Dgdmf/15540/P/13/03/2020):
1) la richiesta di parere dell’Iss deve essere inoltrata attraverso la Protezione civile;
2) la mascherina deve essere validata (previste tre prove: filtrazione batterica, pressione differenziale e pulizia microbica) e risultare conforme allo standard En 14683, allo standard Iso 10993;
3) deve essere prodotta da un’azienda che ha un sistema qualità. “L’ateneo, con il dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali in prima fila, è già in grado di fare una delle prove previste, quello sulla pressione differenziale. A breve, saremo in grado di effettuare anche le altre due con le attività del dipartimento di Scienze mediche e sanità pubblica e completare il processo di validazione, necessario per le imprese che devono inoltrare la richiesta all’Iss” spiega la professoressa Di Guardo.