“I nostri piatti devono raccontare del nostro legame con la natura. La cucina è un arricchimento continuo di profumi e tradizioni”.
Oggi ho intervistato Alessandra Addari giornalista enogastronomica, conduttrice e mamma. Abbiamo parlato principalmente del suo lavoro e del suo amore per la cucina. Nata a Cagliari nel 1964, è giornalista da più di 20 anni. Ha collaborato con tutte le testate di informazione sarde più importanti. In questi anni la sua passione per il settore alimentare l’ha portata a occuparsi del mondo dei consumatori, delle tradizioni, dei vini e a ideare percorsi enogastronomici per il web. Attualmente è direttrice editoriale dell’emittente televisiva privata TCS.
Alcune domande dell’intervista
Alessandra fai parte del consiglio direttivo nazionale dell’associazione Giulia giornaliste che dal 2011 si batte a favore delle donne, cosa significa, per te, essere una giornalista donna in Sardegna? “È molto difficile perché alle problematiche comuni delle donne lavoratrici, si aggiungono quelli delle giornaliste. Essere giornaliste significa essere sempre a disposizione dell’azienda, avere sempre il telefono a portata di mano h24.”
Sei una mamma e credo che nella vita hai dovuto prendere, sicuramente, delle decisioni molto importanti, quanto hanno influito, queste, sul tuo lavoro? “Moltissimo, ti racconto un episodio. Quando le mie figlie erano molto piccole, stavano aprendo un giornale contrattualizzando tantissimi giornalisti. Io avevo superato il periodo di prova e prima di firmare il contratto mi venne detto se fossi sicura della mia scelta. Avrei dovuto lavorare fino a mezzanotte; a quel punto io dissi no. Non potevo lasciare le mie figlie senza la buonanotte.”.
Ho visitato il tuo profilo Instagram e ho visto che viaggi sempre alla ricerca di nuovi sapori, i tuoi post mi hanno ricordato tanto il film Mangia, Prega e Ama, per questo quanto è importante viaggiare per il tuo lavoro? “Adoro viaggiare e visitare i mercati dei luoghi dove vado: per me è un arricchimento continuo. Conoscendo bene la produzione sarda amo fare i confronti. Per esempio, sono stata a Israele da poco, la colazione degli israeliani è fatta di olive e formaggio acido. Questo ci dice come i popoli abbiano intrecciato i loro gusti: per noi l’oliva è un antipasto per loro la colazione. È importante viaggiare avendo la conoscenza dentro di se della propria terra.”
Come giornalista enogastronomica, se ancora interessata all’argomento, reputi che la Sardegna abbia delle potenzialità da questo punto di vista? “Si parla anche troppo e a sproposito della cucina. La cucina è diventata un moda, anche per questo mi sono allontanata un periodo dal mondo della cucina. Dalla cucina si apprende la storia di un popolo, la storia di una famiglia, anche la storia della stessa persona: chi si ama cucina per se dei piatti preziosi. Spesso la cucina viene utilizzata per mostrarsi, credendo che sia un veicolo per diventare famosi senza conoscere nel profondo l’argomento. Io credo che la cucina sarda sia interessante se collegata a quella di altri territori. Devo ammettere che non è particolarmente ricca, è una cucina povera, però possiamo sicuramente avere una competenza per cercare i sapori più veri della nostra terra: le spezie. Potremo sicuramente lavorare su quello!”