L’evoluzione della pratica delle Mutilazioni Genitali Femminili, tra illegalità e tradizione
Per il Network RadioIndifesa parliamo di mutilazioni genitali femminili. Questa è una pratica con radici antiche, eseguita in moltissimi paesi, inclusa l’Europa. Sono pratiche tradizionali che si eseguono in vari paesi con finalità non terapeutiche. È un fenomeno vasto e complesso che include pratiche tradizionali che vanno dall’incisione all’asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni. La mutilazione dei genitali, in molti paesi, è un’assicurazione per le famiglie sulla reputazione delle figlie e rappresenta un vincolo per la possibilità di sposarsi.
Le mutilazioni genitali femminili sono una delle manifestazioni più estreme di violenza contro donne e ragazze, tanto da condizionare tutta la loro vita. Le donne sottoposte a questa pratica soffrono di infezioni al tratto urinario, cistiti, problematiche riproduttive e dolore durante l’atto sessuale. Senza contare le conseguenze psicologiche.
Le azioni globali contro la pratica
Molte azioni globali cercano di contrastare queste pratiche da anni e nel 2020 iniziano a dare risultati positivi. Si riportano due esempi che rappresentano l’estremizzazione di queste azioni di contrasto. L’esempio più eclatante di successo è rappresentato dal Sudan, dove la pratica di MGF è stata dichiarata illegale. La scelta del Sudan rappresenta, in realtà, un trend globale.
Dall’altro lato uno degli episodi più noti e scioccanti dell’ultimo periodo. Svoltosi in Egitto, durante la quarantena, con la scusa di ricevere un vaccino contro il Covid 19, il padre di tre ragazze minorenni decide di portarle da un medico. Questi, dopo averle sedate, ha eseguito la pratica su tutte e tre. Il caso è finito in tribunale in quanto la pratica è illegale, in Egitto, dal 2006 e costituisce reato dal 2016.
Il Plan International attribuisce l’esplosione del fenomeno nel periodo del Lockdown anche alla recessione economica. In questo periodo è sempre più comune incontrare dei “circoncisori” che si recano porta a porta per effettuare la pratica.
Secondo un’indagine realizzata nel 2009 dall’università di Milano Bicocca, in Italia le portatrici di mutilazioni genitali femminili potrebbero essere oltre 80 mila.
La situazione odierna
Conforta il risultato dei sondaggi che indica una riduzione della pratica nelle minorenni rispetto alle maggiorenni, a conferma del trend di riduzione generale delle mutilazioni genitali femminili. Tra le donne mutilate: quasi il 40% è impegnata attivamente nel contrastare la pratica, mentre molte di queste, come madri, non intendono mutilare le proprie figlie.
Rimane che purtroppo le bambine non sono a rischio zero, in quanto alcune donne non si oppongono alla pratica ma avanzano piuttosto il principio di libera scelta.
Il movimento ormai iniziato per la liberazione delle donne da questa pratica barbara non si ferma, sperando che questo trend prosegua, grazie alle stesse donne mutilate ma soprattutto con il sostegno di tutte le donne del mondo.