Si inaugura il 2 ottobre la mostra di Giorgio Corso. La mostra prevista per marzo, fu rinviata per il DPCM che vietava gli assembramenti
L’inaugurazione avverrà in modalità on line con la presenza mia, del curatore Simone Mereu e della coordinatrice dell’evento Giulia Salis. “Det-Tagli“Det-Tagli” viene dopo “Rosso Corso” (2017) e “Contus de Perda” (2015). Le tre esposizioni si svolgono in un sentiero di ricordi, di emozioni: contenuti di vita, che aspettavano il momento e il modo per rivelarsi. In Contus de Perda ho descritto le pietre delle miniere, le figure umane e animali scolpite dalla natura, le case di Montevecchio, le voci dei minatori, il lavoro. Rosso Corso è stata la prosecuzione del percorso avviato due anni prima. In essa, ho dipinto scorci medievali di Castello, ho ricreato rocce millenarie scolpite dalla natura, che ricordano aquile, serpi e uomini. Tutto dominato dal colore rosso. In questo vagare con la mente mi sono reso conto che i “dettagli”, ingranditi e ridisegnati, diventavano quadri nei quadri.
Gusti personali
Mi ha sempre affascinato l’“infinitamente piccolo”: da bambino, con l’immaginazione, fantasticavo su quel mondo microscopico, sui suoi abitanti, sui loro colori, su come comunicassero. Le architetture cittadine, infine, fatte di vicoli e scale, le spesse finestre che si affacciano sui monumenti cagliaritani, i muri scrostati e i selciati, guardati al focus ravvicinato dell’immaginazione, mi hanno restituito, a lavoro concluso, visuali astratte di realtà ben note. Il senso che provo è di trovarmi in un percorso, che scopro io stesso nel compierlo: ispirazione, curiosità, aspettativa, scoperta, sperimentazione, restano per me il lato più affascinante del fare arte.
Le opere dell’autore
A più di due anni di distanza dall’ultima esposizione, l’artista torna in Italia con oltre quaranta opere inedite, e ci regala qualche sorpresa nella scelta dei soggetti e nelle atmosfere, che, talvolta, dimenticano le suggestioni cubo-futuriste per evocare un rinnovato interesse metafisico, sempre attraverso la sua capacità di restituire modernità a tali cifre linguistiche del passato. Ecco inserirsi tra le vie delle città e gli scorci dei quartieri antichi, privi di umanità, l’insolita e silente “Città grigia”. Tornano i piani tagliati e ricomposti di ascendenza cubista, le stesure compatte su cui giocano le pennellate alle quali si affidano i valori chiaroscurali, che ci confermano una riconoscibilità immediata di stile.
Le esposizioni più importanti
Incuriosiscono i “det-tagli”: troviamo i particolari che si avvicinano all’astrazione, e che mantengono la spazialità tridimensionale come in Vicolo di Castello. Ai paesaggi si uniscono le nature morte e i pesci. Questi ultimi erano già parte dell’istallazione “Pesci d’aprile” alla MAP di Mariano Chelo (aprile 2019). Questa è allestita da diversi artisti con pesci dipinti e plastica recuperata dal mare, per contribuire alla costruzione di una nuova sensibilità ecologica. In questo nuovo allestimento, i dipinti recuperano il loro valore autonomo. Come in “Rosso Corso”, anche in questa mostra alla pittura a olio si alternano collages e tecniche miste. Tornano alla mente le parole di Apollinaire ne Les Peintres Cubistes (Parigi, 1913) quando sostiene che la pittura di Picasso non può fare a meno di osservare la natura.