“Fare il vaccino è un dovere collettivo, perchè l’obiettivo è proteggere chi ci circonda, un atto di generosità che dovremmo fare tutti”
“Vaccinarsi è un dovere collettivo, perchè l’obiettivo è proteggere chi ci circonda, un atto di generosità e altruismo che dovremmo essere bravi a mettere in campo a beneficio dei nostri anziani, dei nostri malati oncologici, dei nostri concittadini più fragili”: non ha dubbi Giovanni Martinelli, direttore scientifico dell’Irst-Istituto tumori della Romagna. Con loro anche il prof. Claudio Vicini. Il prossimo appuntamento sarà sabato 5 dicembre, sempre alle 14.30 alla presenza dell’assessore regionale alla sanità, Raffaele Donini.
Il virus sta scemando leggermente, ma noi con i nostri ospedali siamo ancora nettamente sotto pressione. Se ripetiamo gli errori dell’estate scorsa riaprendo troppo e troppo presto, la curva dei contagi si rialzerà”.
Alcuni modelli di analisi dimostrano che anticipiamo al 7 dicembre anziché, ad esempio, al 21 dicembre l’allentamento delle misure, è probabile che vi sia ancora un incremento delle ospedalizzazioni”.
Due tipi di vaccino
Ecco perchè è importante il vaccino. I vaccini che stanno arrivando sono di due tipi. Un primo vaccino sarà a Rna, che produce le proteine virali e vengono esposte al sistema di difesa che così le riconosce e fa la vaccinazione B e T. Non basta essere vaccinati con i linfociti B, ma anche con il T che sono i linfociti che richiedono memoria e offrono una protezione che nel tempo”.
“Subito dopo – ha proseguito – arriveranno alcuni vaccini a Dna, più lenti e più efficaci che riuscirà a dare una maggior stimolazione e un più prolungato tempo di immunità nei confronti del virus. E’ possibile che nel giro di 4-5 mesi li avremo entrambi. Il vaccino deve essere conservato in frigorifero.
A questo proposito Martinelli ha anche specificato che “ci stiamo già attrezzando per i frigoriferi e lo stoccaggio”.
I pazienti oncologici
Martinelli ha parlato del grande lavoro che è stato svolto per garantire la continuità delle cure: “durante la prima ondata abbiamo dovuto limitare gli accessi all’istituto e purtroppo abbiamo dovuto ridurre gli accessi agli accompagnatori, rinunciare ai volontari dello IOR e concentrarci solo sul nostro personale interno”.
La grande sfida è stata quella di “non fare mancare terapie a chi ne aveva bisogno, erogando le cure giuste al momento giusto a tutti coloro che ne avevano bisogno – ha proseguito Martinelli -. Abbiamo recuperato le visite di controllo, sfruttato al massimo la telemedicina. Nessuno è stato abbandonato e abbiamo dato a tutti una parola di conforto, sullo stato della propria malattia”.
L’immunità
Tra le domande arrivate in diretta dal pubblico collegato, una ha riguardato gli effetti sulle persone che già hanno avuto il virus. “Le persone che hanno contratto il virus e hanno sviluppato gli anticorpi, almeno per 90 giorni hanno una risposta importante – ha spiegato Martinelli. Recentemente con Microsoft abbiamo svolto uno studio con il prof. Sambri dell’ambulatorio di Pievesestina (Cesena) e abbiamo capito che non c’è solo l’immunità B (cioè gli anticorpi), ma c’è anche l’immunità acquisita T che nasce dopo 4 giorni e che copre per un periodo ancora più lungo”.
“La maggior parte delle persone che sviluppano le immunità sono in grado di proteggersi – ha chiarito il direttore scientifico di Irst: è il motivo per il quale dopo aver contratto il virus ed essere guarite, le persone possono tornare a svolgere le proprie attività lavorative o di altro tipo senza particolari preoccupazioni”.