Poter manipolare il fuoco è stato uno dei risultati più grandi raggiunti i dei primi esseri umani
Il fuoco porta calore, protezione dai predatori, luce. E ancora, il fuoco permette di cuocere cibi crudi, talvolta non commestibili previa cottura. Ciò porta ad una migliore digestione e ad un effetto a catena di risultati positivi per la salute.
Tuttavia il fuoco ha uno svantaggio. Espone le persone che si trovano intorno ad esso ad alcune sostanze tossiche che sono presenti nel fumo. Effetti tossici che possono aumentare se vengono incendiati materiali più o meno pregni di sostanze tossiche.
La sensibilità ai fumi tossici del fuoco variava da Neanderthal a Homo sapiens? E se questa differenza esisteva davvero, rappresenta uno dei motivi per i quali i Neanderthal oggi non esistono più?
Proprio per rispondere a queste intriganti domande, nel 2016 un team americano propose interessanti conclusioni in uno studio. In esso conclusero che una delle ragioni più importanti per le quali gli esseri umani moderni sopravvissero ai Neanderthal risiede nella capacità di tollerare meglio queste tossine.
In questo caso gli scienziati americani studiarono una particolare proteina recettore. Si tratta del recettore degli idrocarburi arilici o recettore Ah. Conclusero così che nei Neanderthal era fino a mille volte più sensibile rispetto a quanto è sensibile la stessa tossina presente negli umani moderni.
L’esperimento moderno
Ora un gruppo di ricerca delle università di Leida e di Wageningen ha ripetuto questo esperimento. Tuttavia, invece di usare cellule di ratto, come avevano fatto i loro colleghi americani, hanno usato vere cellule umane in laboratorio. Alla fine hanno scoperto che non ci sono motivi per concludere che i Neanderthal fossero più vulnerabili alle tossine del fumo.
Anzi, come descritto nell’abstract dello studio pubblicato su Molecular Biology and Evolution, i ricercatori concludono “che gli alleli di disintossicazione efficienti sono più dominanti negli antichi ominini, scimpanzé e gorilla che negli esseri umani moderni”.