Adesso che i medici ne cominciano a sapere sempre di più, è emerso un dato allarmante: in un caso su tre, il virus lascia in eredità patologie croniche.
“Il 30% avrà problemi respiratori”
Sono soprattutto i polmoni, gli organi preferiti dal Coronavirus, ad andare incontro a complicazioni ma non gli unici. Si stanno valutando anche altre organi che possono essere colpiti in maniera diretta dal virus. Come nel caso di reni e fegato, anch’essi indiziati speciali per problematiche a lungo termine. “Ci ritroveremo con circa il 30% di guariti da Covid trasformati in malati cronici e colpiti soprattutto da difficoltà respiratorie“, afferma il Prof. Maurizio Viecca, primario di Cardiologia all’ospedale Sacco di Milano. Che mette già in allerta le strutture sanitarie che dovranno vedersela con i nuovi malati; i quali andranno monitorati con attenzione per capire quanti, effettivamente, rischiano danni permanenti.
“Tante trombosi nel sangue”
“Qui da noi abbiamo avuto persone dimesse e poi rientrate in ospedale dopo un mese con embolie, flebiti e vasculiti“, sottolinea Viecca. Il quale ha messo a punto un nuovo protocollo terapeutico (adottato anche negli Stati Uniti). Il protocollo prevede nei pazienti più gravi l’infusione di almeno cinque medicinali che ha mostrato ottimi risultati. La scoperta è stata possibile grazie all’autopsia su 38 pazienti deceduti per il Covid. “In tutti è stato riscontrato un parametro del sangue, detto D-dimero, molto alto ed espressione di trombosi“, spiega il Prof. “Sono stati osservati trombi di fibrina di piccoli vasi arteriosi in 33 pazienti, metà dei quali con coinvolgimento dei tessuti e associati ad alti livelli di D-dimero nel sangue“, riporta il report ancora in fase di pre-stampa. Che sottolinea come il risultato più rilevante sia dovuto alla “presenza di trombi piastrinici-fibrinici in piccoli vasi arteriosi“.
Scenari post Covid
Anche se non è ancora iniziato, per il dopo Covid sarà necessario “implementare la medicina territoriale per poter seguire i malati cronici al loro domicilio“, suggerisce Viecca. All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno degli epicentri “tsunami” della malattia, si è già pensato di istituire un ambulatorio apposito dove richiamare le migliaia di pazienti guariti. “In questi mesi abbiamo scoperto che Covid è una malattia che lascia segni importanti“, spiega il dottor Luca Lorini, direttore delle terapie intensive a Bergamo. Motivo per il quale si vogliono analizzare tre livelli di pazienti, “dai meno gravi a quelli finiti nelle terapie intensive e poi usciti“. L’obiettivo del nuovo studio è capire quali sono e quanto sono grandi i danni che il virus lascia in eredità sulla singola persona.
“Avremo una nuova categoria di malati”
In Cina, dove tutto è iniziato, si sono accorti di come un paziente su tre dopo le dimissioni abbia mostrato una capacità respiratoria ridotta del 30%. In pratica, possono insorgere problemi anche dopo una semplice passeggiata. “Reliquati polmonari ci sono, per questo avremo una coorte di pazienti che avrà dei residuati fibrotici a livello polmonare e diventerà una nuova categoria di pazienti con malattie polmonari e insufficienza respiratoria, che rappresenterà certamente un nuovo problema sanitario“, fa sapere Luca Richeldi, pneumologo al Policlinico Gemelli di Roma, membro del Comitato tecnico scientifico e presidente della Società italiana di pneumologia. Che conferma il quadro del dottor Viecca. Il triste scenario è confermato anche dal professor Massimo Galli del Sacco di Milano, per il quale, in molti casi, le compromissioni polmonari saranno irreversibili.