Il surriscaldamento della terra cambia le abitudini degli animali e ne mette a rischio le specie. Lo dimostra una ricerca trentennale condotta sugli animali artici.
Lo studio sul surriscaldamento agglomera i dati relativi a oltre 200 progetti di ricerca. Questi tracciano i movimenti di 8mila animali marini e terrestri di 96 specie negli ultimi 30 anni. Il risultato, pubblicato sulla rivista Science, si deve alla ricerca coordinata da Sarah Davidson dell’americana Ohio State University. Analizzando, per esempio, i movimenti di 100 aquile reali dal 1993 al 2017 è stato scoperto che gli uccelli che hanno raggiunto il Nord in primavera in genere sono arrivati in anticipo dopo un inverno mite; indicando che temperature più calde potrebbero spingerli a migrare prima. Ma ciò potrebbe avere conseguenze per la nidificazione e la sopravvivenza dei pulcini.
Anche le renne stanno modificando i loro comportamenti a causa dell’aumento delle temperature: monitorando più di 900 femmine dal 2000 al 2017; è stato scoperto che le mandrie che vivono più a Nord stanno cominciando a partorire prima in primavera, in risposta alle condizioni più calde. Tuttavia, questo è rischioso perché le nevicate che arrivano in tarda primavera potrebbero uccidere i cuccioli nati all’inizio della stagione. I ricercatori hanno infine analizzato la velocità alla quale orsi, renne, alci e lupi. Questi si sono spostati nella regione dal 1998 al 2019 e hanno scoperto che alci e renne hanno cominciato a muoversi di più nei giorni con temperature più elevate; con la conseguenza per gli erbori di avere più difficoltà a trovare cibo e a evitare i predatori.
Il surriscaldamento.
Riscaldamento globale (talvolta detto riscaldamento climatico o surriscaldamento climatico) indica in climatologia il mutamento del clima terrestre sviluppatosi a partire dalla fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo e tuttora in corso; caratterizzato in generale dall’aumento della temperatura media globale e da fenomeni atmosferici a esso associati. Le cause predominanti sono da ricercare, secondo la comunità scientifica, nell’attività antropica; in ragione delle emissioni nell’atmosfera terrestre di crescenti quantità di gas serra (con conseguente incremento dell’effetto serra) e ad altri fattori imputabili sempre alle attività umane. Il protocollo di Kyoto, sottoscritto al novembre 2009 da 187 paesi, vuole mirare alla riduzione di tali gas serra prodotti dall’uomo.