Secondo uno studio pubblicato sulla rivists “Nature human behaviour”, la paura “viaggia più veloce della malattia”.
La pandemia ha generato il caos. Sono tantissime le notizie relative alla pericolosità del virus. Un’infodemia che si è diffusa in vari Paesi. Questo è quanto rivela uno studio pubblicato sulla rivista Nature human behaviour e condotto dagli esperti della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Hanno analizzato oltre 100 milioni di messaggi Twitter postati in 127 Paesi a livello mondiale dal 22 gennaio al 10 marzo 2020. Considerando 20,7 milioni di link che rimandavano a siti esterni alla piattaforma, quattromila dei quali curati da esperti, e i restanti non classificabili o privi di fonte attendibile.
“Abbiamo calcolato l’affidabilità delle notizie in circolazione – spiega Riccardo Gallotti, della Fondazione Bruno Kessler – ed elaborato un indice infodemico per valutare l’entità dell’esposizione a notizie inaffidabili in tutti i paesi. Ondate di informazioni potenzialmente inaffidabili hanno preceduto l’aumento delle infezioni da Covid-19, esponendo le nazioni a fake news che rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica”.
L’infodemia può essere interpretata come un “focolaio di false notizie o voci inaffidabili”. Infatti, all’aumentare dei contagi questo fenomeno aumenta.
“I segnali di allerta precoce infodemici – continua il ricercatore – forniscono importanti spunti per mitigare la disinformazione mediante adeguate strategie di comunicazione”. La diffusione di informazioni false o fuorvianti può creare alcuni problemi, infatti, può impedire l’adozione di comportamenti adeguati ed efficaci.
“Saranno necessari ulteriori studi per valutare il legame tra infodemia ed epidemia – conclude Gallotti – il nostro studio presenta forti limitazioni. Come l’attenzione concentrata sulla piattaforma Twitter, ma potrebbe essere un punto di partenza per lavori futuri più completi”.