Il territorio di Narbolia si estende dove la fascia del Montiferru meridionale si apre verso il mar Mediterraneo.
La Dea madre: Il territorio di Narbolia è certamente abitato stabilmente sin dal Neolitico medio, come testimonia la nota statuina femminile di “dea madre”.
In stile volumetrico è stata rinvenuta in località Su Anzu, e in seguito nelle fasi successive del Neolitico recente, come attestano i siti di Funtana e Figu e le Domus de janas documentate in località Campu Darè.
Chi era la Dea madre e cosa rappresentava?
La Dea madre era una divinità “nata da se stessa”. Infatti, non aveva bisogno della presenza maschile. Il suo potere si poteva riscontrare in ogni essere e in ogni fenomeno naturale, nelle pietre e nell’acqua, negli animali e nei fiori. A essa erano legate tre fortissime accezioni: la vita, la morte e la rinascita. Essa è in grado di dare la vita ma è anche divinità di morte, accompagna il trapasso, guida il defunto nel suo viaggio nell’aldilà. Una dote ossimorica la sua. La Dea madre è una Dea Civetta che vigila sul sonno dei morti, là in quel mondo dove i mortali non possono arrivare.
Cosa ne è stato di questa Divinità femminile?
Alcune ipotesi ci suggeriscono l’arrivo di popolazioni indoeuropee portatrici di valori, culti, divinità molto diverse da quelle che avevano caratterizzato la culla della Dea madre sino ad allora. Inizia così una lotta per il dominio sulle anime. La Dea madre si trova a fronteggiare nuove divinità maschili. La Dea madre e le sue sacerdotesse vengono sottoposte a un lento -ma efficace- processo di demonizzazione di cui conserviamo testimonianza attraverso una mole consistente di racconti e leggende.
La divinità però non scompare: la sua maestosa presenza ancora oggi domina sulle nostre piazze e addolcisce i nostri luoghi di culto.
La necropoli
Le testimonianze funerarie della civiltà nuragica sono ugualmente di grande rilievo. Infatti in questo territorio è stata documentata una vera e propria necropoli costituita da un raggruppamento di tombe dei giganti che non ha eguali in tutta l’isola. Si tratta delle 7 tombe dei giganti ubicate a breve distanza l’una dall’altra tra le località Campu Darè, Funtana e Pira e Caratzu. Edificate in un’area già interessata dalla presenza di strutture funerarie sin dal Neolitico recente.