Un viaggio alla scoperta dei resti della Necropoli a Domus de Janas “Is Aruttas” di Monastir
La necropoli a Domus de Janas di Monte Olladiri o Is Aruttas si trova a circa 4 chilometri dal centro abitato di Monastir (SU). Si tratta di cinque Domus de Janas risalenti alla Cultura di Ozieri (3200-2800 a.C.). Queste sono scavate sul fianco sud della collina basaltica. Dalla necropoli sono visibili, guardando verso nord est, i ruderi della cinta muraria del castello di Baratuli. Edificio del XII secolo, voluto dai Conti di Donoratico. La distruzione del castello risale al 1323.
Nella valle che si estende a nord della necropoli sono stati rinvenuti altri insediamenti nuragici e prenuragici. Sono, questi, edifici costruiti con muri di fango. L’intera zona è quindi fonte di grande interesse. Ancora oggi continua a essere oggetto di ricerca di nuovi ritrovamenti. Questi vengono accostati a quelli già fatti. Per esempio, alcune ceramiche del periodo nuragico, frammenti di vasellame greco e fenicio e un pane di piombo con una sigla dell’alfabeto fenicio.
Le domus de Janas
Si tratta quindi di cinque ipogei scavati nel bancone andesitico che affiora sul versante Sud-Est della collina. Sfruttando probabilmente delle aperture naturali. Le domus de janas hanno un ingresso, un’anticella e una grande cella funeraria. Solo una, probabilmente incompleta, presenta un unico ambiente più grezzo, dunque senza anticella. I portelli sono del tipo quadrangolare o trapezoidale, con o senza risega.
Accanto all’accesso di alcune domus de janas si vede la canaletta per il deflusso delle acque scolpita nella roccia. Probabilmente, oltre alle cinque sepolture, ve ne sono altre andate distrutte. Forse a causa dell’utilizzo della zona come cava o nascoste dalla vegetazione. L’area non è ancora stata studiata in modo approfondito, nonostante gli archeologici abbiano rinvenuto diversi reperti interessanti.
Nella valle a nord, si trovano i resti di un insediamento prenuragico e di un grande villaggio nuragico. Sempre a nord, nel Monte Zara, si trova un’altra necropoli nuragica di particolare interesse. Tra i reperti ritrovati, si annovera una testa alta 10 cm di una statuetta in marmo della Dea Madre. Ma anche ceramiche nuragiche, frammenti di vasi fenici e greci risalenti al VII-VI secolo a.C. e un pane di piombo con la sigla alfabetica fenicia.
La scoperta e l’importanza del sito
Edoardo Mannai e Romualdo Loddo realizzarono, agli inizi del Novecento, una prima planimetria dell’area funeraria. Essi segnalarono quattro ipogei, e affermarono che neppure Alberto La Marmora fece alcuna menzione di esse. Ciò nonostante avesse visitato Monastir nella seconda metà del XIX secolo. Nell’estate del 1957, un giovanissimo Enrico Atzeni, individuò una quinta domus de janas non rilevata dalla precedente esplorazione di Mannai e Loddo.
Custode di una storia millenaria, il paese di Monastir (SU) fu luogo distanziamento e dimora dell’uomo sin dall’età preistorica, attraverso i vari villaggi sorti in quello che oggi è l’attuale abitato situato alle porte del Campidano.
Le domus de janas e gli altri resti rinvenuti nella zona di Monastir, nelle loro diverse fasi, si inseriscono nel quadro di una capillare antropizzazione preistorica. Questa era caratterizzata da villaggi a capanna semi interrata, “a sacca”, tipici della piana campidanese.
Probabilmente le condizioni naturali offerte in questo ambito territoriale, scelto dalle stesse genti preistoriche come area sepolcrale per i propri defunti, erano ottimali per l’insediamento umano. Ciò soprattutto vista l’abbondanza di acqua e la ricchezza dei suoli. Questi fattori furono sostituiti successivamente dall’importanza dei siti per il controllo strategico del territorio circostante.