Perché il cibo più bello ci sembra più sano?

Perché il cibo più bello ci sembra più sano?

Quando il cibo ha un bell’aspetto siamo portati a pensare che sia più sano e di migliore qualità: l’estetica influisce sulle scelte alimentari?

Poche cose importano all’essere umano quanto il cibo. Infatti, oltre a essere una necessaria fonte di sostentamento è diventato un’ossessione culturale. Nonché uno dei prodotti più onnipresenti sul mercato. Viviamo bombardati da migliaia di pubblicità di alimenti di ogni tipo dall’aspetto sempre più perfetto che ci invita a consumarli. Proprio sulla bellezza del prodotto si concentra uno studio pubblicato su Journal of Marketing. Nel quale si prova a rispondere a una semplice domanda: il cibo bello ci sembra anche più sano?

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Lo studio di Hagen parte da una considerazione sulla natura umana. Siamo naturalmente attratti dalla bellezza, e proviamo piacere ad ammirarla nonostante non ci sia utile in alcun modo. Il cibo, invece, ci deve nutrire, quindi quello che ci interessa sapere è se fa bene al nostro organismo – ovvero se è sano.

In questo senso, secondo Hagen, l’idea di pubblicizzare il cibo mostrandolo come bello dovrebbe essere controproducente, perché tendiamo a considerare bellezza e utilità come reciprocamente esclusive. Ci sono però alcuni aspetti dell’idea di bellezza (come la simmetria e l’ordine), che l’uomo tende ad associare alla natura, e tutto ciò che è naturale, ci viene spontaneo pensare, è anche sano.

Ma che bontà!

La studiosa ha quindi condotto una serie di esperimenti per valutare quanto la bellezza del cibo influisca sulla nostra percezione della sua bontà. E ha scoperto, per esempio, che un toast mal confezionato viene giudicato meno sano di uno con gli stessi ingredienti ma confezionato a regola d’arte, o che i partecipanti al suo esperimento erano disposti a spendere di più per un bel peperone che per uno storto e asimmetrico.

Questo è un problema, perché significa che sul mercato ha più probabilità di successo un prodotto esteticamente impeccabile rispetto a uno meno gradevole ma più sano (per esempio un frutto proveniente da coltivazioni bio). Un problema che, secondo la ricercatrice, si potrebbe risolvere con una migliore educazione alimentare e una pubblicità più controllata.

About Noemi Dessì

Ho 21 anni e sono una studentessa di Scienze della Comunicazione. Mi piace ascoltare musica,leggere, guardare film e serie TV.....ma sopratutto scrivere!

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