Dopo il periodo di calma estiva, durante il quale l’epidemia è stata piuttosto sotto controllo, la diffusione del Covid-19 si sta riacutizzando.
Purtroppo, l’aumento della circolazione del virus potrebbe tornare a creare stati d’ansia, solitudine e disturbi psicologici soprattutto nelle persone over 65, residenti in Lombardia, in vista di un nuovo lockdown.
Il Dipartimento di Salute Pubblica ha condotto un’indagine durante il periodo estivo, in collaborazione con SPI CGIL Lombardia, che ha coinvolto 1480 persone, gran parte anziani. Infatti, nel 70% dei casi l’età era compresa tra 65 e 74 anni, tutte residenti in Lombardia. I risultati sono stati presentati nel webinar “Ci dicevano ‘Andrà tutto bene’”, andato in onda durante una diretta Facebook, e ancora visibile sulla pagina social di SPI CGIL Lombardia.
Quali sono le caratteristiche degli anziani intervistati?
I fattori analizzati dallo studio sono molteplici, tutti però con lo stesso comune denominatore, e cioè salute, fisico e stato d’animo degli anziani.
L’identikit della popolazione interrogata comprende persone over 70. In questa fascia di età livello d’istruzione è la licenza media. Il lavoro, prima della pensione, era quello di dipendente. Si tratta di persone che vivono per lo più in casa e si aggiornano costantemente attraverso la TV e internet. Rispetto al futuro si pongono in maniera piuttosto ottimista, nonostante i loro “acciacchi”. I tre quarti dei partecipanti, infatti, soffre di ipertensione e disturbi del sonno. Si concedono lunghe passeggiate ma non seguono nessuna dieta. Si dedicano ai propri famigliari, per lo più nipoti in età scolare, e tutti si ritengono insoddisfatti dei servizi sanitari a loro disposizione. Nota positiva è il loro stabile e alto tasso di fiducia verso il proprio medico di base e verso gli specialisti a cui si rivolgono per la gestione dei problemi quotidiani.
I risultati del sondaggio Covid-19 e anziani
Dall’analisi dei risultati è emerso che le persone “più anziane”, ovvero quelle con in media 70 anni, risentono negativamente degli effetti della pandemia. Questo non solo da un punto di vista sanitario, ma anche sociale e psicologico.
Il 30% delle persone che ha partecipato allo studio, infatti, dice di aver dovuto cambiare le proprie abitudini a malincuore, subendo quindi un peggioramento a livello psicologico.
Queste persone, però, sono ancora “in forma” e non accettano di invecchiare e basta. Sono ancora tanti i progetti che fanno per il loro futuro. Obbligarli in quarantena, come è stato proposto nei primi giorni di Novembre, per cercare di salvaguardare la loro salute, non è di certo la soluzione ideale. “Lo studio ha quindi posto ancora una volta all’attenzione alcuni dei possibili elementi e delle risorse disponibili per un nuovo welfare fatto anche con pensionati attivi”. Così commenta il Dr. Bonati, capo del Dipartimento di Salute Pubblica.
Anche Silvio Garattini, intervenuto durante il webinar, ha posto l’accento sull’importanza degli anziani nella comunità odierna: spesso questa categoria è penalizzata da trattamenti farmacologici eccessivi, che in realtà penalizzano la loro salute invece di aiutarla.
Il Presidente del Mario Negri fa dunque un appello: è necessario che le cosiddette “case della salute” (ndr. Residenze Sanitarie Assistenziali o RSA), dove oggi vivono over 70 rimasti soli e bisognosi di cure, siano strutture con personale medico del Sistema Sanitario Nazionale. Inoltre “è necessario che cambi la medicina del territorio e si dia attenzione alla prevenzione” conclude Garattini.