È riuscita anche questa volta la missione di recuperare campioni di un asteroide da parte del Giappone. C’erano, infatti, già riusciti nel 2010, con la missione originale Hayabusa e ci sono riusciti di nuovo oggi con la missione Hayabusa2. I campioni si trovano già nei laboratori della capitale giapponese.
Una missione difficile
La sonda, dopo un viaggio di quasi 5,3 miliardi di km, ha raggiunto l’asteroide Ryugu. E, all’inizio era in orbita, trascorrendo diversi mesi in cui ha acquisito diversi importanti dati e molte foto ad alta definizione.
Poi la stessa sonda, dopo aver sparato un proiettile sulla superficie dell’asteroide, ha creato un piccolo cratere. E ha prelevato alcuni campioni delle polveri e delle rocce.
Il materiale è stato rinchiuso in una scatola ed è ripartito, insieme alla sonda, per atterrare pochi giorni fa nel deserto australiano.
Ora questa “scatola del tesoro”, che ancora non è stata aperta, si trova nei laboratori della JAXA a Tokio. A breve, gli esperti ne esploreranno il prezioso contenuto. Gli stessi esperti sperano di raccogliere almeno 100 mg di suolo dall’asteroide. Sarebbe un bel passo avanti rispetto alla prima missione, quando furono raccolti solo pochissimi milligrammi.
Un quantitativo del genere permetterà di coinvolgere anche molti altri laboratori del mondo.
Si spera di trovare materiali organici nell’asteroide
La speranza è quella di trovare materiali organici. D’altronde Ryugu è un asteroide carbonioso, e quindi dovrebbe contenere molecole organiche oltre che minerali ricchi di acqua. La presenza di molecole organiche mostrerebbe che gli asteroidi potrebbero aver dato una “spinta” alle reazioni chimiche avvenute sull’antica Terra.
E se nell’asteroide si trovasse molta acqua?
E, qualora si trovasse, in percentuale, anche una quantità d’acqua nel campione, si rinforzerebbe anche la teoria secondo cui l’acqua che si trova sulla Terra, o la maggior parte, arrivò proprio grazie agli impatti degli asteroidi nel lontano passato.
Informazioni preziose che, solo tramite l’analisi di campioni di asteroidi non in contatto con il nostro pianeta, possono dare con certezza.