I ricercatori hanno scoperto che un fenomeno che riguarda i fulmini può essere utilizzato come nuovo sistema di datazione geologica, soprattutto per capire quando i ghiacciai si sono ritirati in epoche passate.
Secondo Rafael Navarro González, un chimico dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, si tratterebbe di un metodo “molto interessante e ingegnoso”.
In pratica quando un fulmine colpisce una montagna può sciogliere le sue rocce lasciando una specifica “cicatrice”. Contenente una sostanza di natura vetrosa denominata folgorite. Si tratterebbe di analizzare “fulmini fossilizzati” che, secondo González e colleghi, possono essere utilizzati come degli orologi geologici. Con i quali si possono addirittura datare i temporali accaduti decine di migliaia di anni fa. Cosa interessantissima per chi sta studiando i modelli climatici di epoche antiche. Ma soprattutto per capire la presenza o meno di ghiacciai su quella determinata roccia e in che epoca.
Già in passato qualcuno aveva tentato di sfruttare un metodo simile misurando la quantità di acqua negli strati più esterni dei manufatti vetrosi. Come quelli che possono essere le punte di alcune frecce di ossidiana. Tuttavia si è sempre trattato di un metodo non efficiente anche perché molte delle sostanze vetrose usate per fare questi manufatti contengono già acqua in quanto o provengono dai vulcani.
Ed è proprio per questo che González e colleghi hanno pensato di usare i fulguriti. Per capire la loro reale utilità, ne hanno costruiti alcuni “artificiali” in laboratorio sciogliendo nuclei di roccia con temperature altissime. E comprendendo che il contenuto dell’acqua si abbassava tutto d’un colpo.
È ciò che avviene quando il fulmine colpisce una roccia: crea una superficie “pulita” in cui l’acqua può accumularsi e vari profili di umidità che possono diminuire o aumentare drasticamente nella stessa roccia. Analizzando queste caratteristiche, si possono datare le rocce e quando i fulmini le hanno colpite, cosa utile perché mostra quando le cime delle montagne sono diventate vulnerabili ai fulmini e quindi quando i ghiacciai si erano già ritirati.