Cada die teatro

Il teatro in carcere: il 10 a Isili e il 18 a Uta

Cada die teatro porta il teatro in carcere: il 10 dicembre a Isili e il 18 a Uta. Il teatro può essere utile per avere nuove prospettive di vita.

Il coronavirus non è in grado di battere la voglia, di più, l’esigenza, di portare l’arte tra le persone. A maggior ragione, se il teatro è considerato strumento sociale, capace di intrufolarsi tra le sbarre di un istituto di detenzione e portare un momento di riflessione in quella realtà parallela chiamata carcere.
Nasce così il progetto Arcipelaghi: isole differenti in uno stesso mare supportato dalla Fondazione di Sardegna. Strettamente legato ad esso si interseca anche un altro progetto, sempre finanziato dalla Fondazione di Sardegna, Per aspera ad astra – Come riconfigurare il carcere con la cultura e la bellezza, condiviso con altre 11 compagnie teatrali italiane che operano in altrettante strutture carcerarie.

Isili e Uta: il teatro in carcere come riflessione

Grazie all’enorme sforzo organizzativo della Colonia penale di Isili e della Casa circondariale di Uta, Pierpaolo Piludu e Alessandro Mascia, diretti dal regista Alessandro Lay del Cada Die Teatro, portano in scena, attraverso una diretta streaming per i detenuti di Isili, domani, 10 dicembre. E di Uta, venerdì 18 dicembre, Arcipelaghi tratto dal libro della scrittrice e saggista nuorese, Maria Giacobbe.
Piludu spiega perché è stato scelto proprio questo racconto: «La bellissima e terribile storia di Maria Giacobbe è una riflessione profonda sia sui temi della violenza, della vendetta e della pena.  E sulle debolezze e difficoltà che possono spingere qualsiasi essere umano a compiere azioni delittuose. È un invito a metterci nei panni di tutti i protagonisti della storia. Di conseguenza, ci fa riflettere sul dolore che ogni nostro comportamento può determinare in altri esseri umani».

Quale migliore platea?

Quale miglior platea dunque, di chi è chiamato a rispondere di una o più scelte sbagliate fatte nella vita?: «Il teatro ha il compito e il dovere non tanto di dare risposte ma di porre domande. Anche scomode e di non facile soluzione: domande che invitino lo spettatore a prendere posizione su quello che dal palcoscenico gli viene proposto. Lo spettacolo racconta non una ma più vicende, non espone una verità ma, porta a galla le diverse visioni di ognuno dei personaggi. Fino a formare appunto un ‘arcipelago’ di verità in cui decidere cos’è giusto e cosa no.», aggiunge il regista Alessandro Lay.

Il lavoro e l’impegno del teatro

La messa in scena dello spettacolo però rappresenta solo una parte dell’impegno e del lavoro che il Cada Die teatro svolge ormai da anni all’interno delle carceri.
Il progetto Per Aspera ad Astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza, promosso da Acri e sostenuto da 11 Fondazioni di origine bancaria, ha l’obiettivo di tracciare un percorso che mette insieme le migliori esperienze di teatro in carcere.
Questa iniziativa si articola in una serie di eventi formativi realizzati all’interno degli Istituti di pena, rivolti a operatori artistici, operatori sociali e detenuti. Per quest’ultimi i corsi di formazione professionale rappresentano un ponte concreto verso nuove opportunità lavorative.

«A Uta abbiamo avviato, nell’ottobre del 2019, quattro laboratori: drammaturgia, recitazione teatrale, scenografia teatrale e musica. La risposta è stata positiva e per questo vorrei ringraziare ed evidenziare il grandissimo sostegno. Grazie al dirigente e ai docenti della scuola CPIA 1 Karalis che ci hanno consentito di operare insieme a loro.
Insieme a loro, la nostra riconoscenza va anche a tutti i responsabili della Casa circondariale che sin da subito hanno creduto nel progetto e hanno creato le condizioni perché tutto questo potesse realizzarsi.», conclude Alessandro Mascia.

Rincuoranti, rispetto alla condizione dei detenuti, le parole del Direttore dei due istituti, Marco Porcu: «Così come nel teatro, anche noi operatori che lavoriamo negli istituti di pena, seguiamo un copione fatto di leggi che ci indicano la strada da seguire. A partire dalla nostra Costituzione che stabilisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. E devono tendere alla rieducazione del condannato. Quindi, ci impegniamo a offrire una nuova possibilità. Il teatro è un ottimo strumento per avviare processi di riflessione per i detenuti».

About Francesca Pinna

Amo il mare, la tradizione, il cibo: la mia terra, la Sardegna. Quindi da ciò potreste dedurre che amo osservare i bei tramonti, godermi la tranquillità che regna in questa regione, e mangiare. Ma a parte ciò, sono una persona che ama imparare, per migliorarmi ogni giorno sempre di più. Perché un bel giorno voglio girarmi, guardarmi dietro le spalle e poter dire: «Sì, hai raggiunto un bel traguardo e ne hai fatto di strada!»

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