La prima spedizione con equipaggio verso Marte ad opera di SpaceX potrebbe partire già nel 2026, addirittura già entro il 2024 se tutte le caselle saranno al loro posto (e con un po’di fortuna). È la dichiarazione fatta dal CEO della stessa azienda, Elon Musk, durante un webcast con Mathias Döpfner tenutosi a Berlino a seguito della vittoria, da parte dello stesso Musk, del premio “Axel Springer”.
Molto dipende anche dalle dinamiche orbitali della Terra e dello stesso pianeta rosso: questi pianeti, infatti, si allineano in maniera favorevole per il lancio di una navicella (in modo che possa percorrere il più breve tragitto possibile), solo una volta ogni 26 mesi. L’obiettivo è il 2026 ma, come spiegato Musk, “il traguardo potrebbe arrivare già nel 2024”.
Musk e soci hanno infatti intenzione di mandare su Marte una grossa astronave alta 50 metri che dovrebbe essere lanciata tramite un razzo o denominato Super Heavy, un razzo riutilizzabile dato che gran parte delle sezioni tornerà poi sulla Terra.
Una volta uscita dall’orbita terrestre, l’astronave dovrebbe atterrare su Marte ma, nei piani della stessa azienda, è stata costruita in modo che possa fare ritorno sulla Terra, anche più volte. E qui Space.com fa notare che partire dalla Terra dovrebbe essere, almeno teoricamente, più facile dato che l’attrazione gravitazionale del pianeta rosso è molto più bassa di quella della Terra.
Già testati alcuni prototipi
Al momento ci sono alcuni prototipi riguarda l’astronave che dovrebbe partire per il pianeta rosso e diversi di essi sono già stati sottoposti a dei lanci di prova. L’ultimo, denominato SN8 (“Serial No. 8”), dovrebbe fare un volo di prova proprio questa settimana con un volo ad un’altitudine di 15 km.
Quel che sembra certo è che l’astronave alla fine monterà sei potenti motori del tipo Raptor, costruiti dalla stessa SpaceX, mentre il razzo che la lancerà ne utilizzerà addirittura 30.
L’umanità deve diventare una civiltà interplanetaria
L’obiettivo finale è sempre lo stesso: fare in modo che l’umanità possa diventare una civiltà interplanetaria anche perché lasciare che l’umanità stessa viva tutta su un solo pianeta, senza un “backup” di riserva, vuol dire rischiare davvero un’estinzione definitiva nel futuro.