La nazionale di calcio del Ghana, conosciuta come la squadra delle Stelle nere o il Brasile d’Africa, è la rappresentativa nazionale calcistica del Ghana.
Il Ghana è una delle nazionali africane di maggiore prestigio, potendo vantare in bacheca quattro Coppe d’Africa (1963, 1965, 1978, 1982). Nella stessa competizione conta cinque secondi posti (1968, 1970, 1992, 2010, 2015), un terzo posto (2008) e quattro quarti posti (1996, 2012, 2013 e 2017). Dal 2008 al 2017 ha raggiunto per sei edizioni consecutive almeno la semifinale del torneo. Ha partecipato a tre fasi finali della coppa del mondo (2006, 2010 e 2014), competizione in cui ha raggiunto i quarti di finale nel 2010, miglior risultato per una nazionale africana in coppa del mondo insieme con i quarti di finale raggiunti dal Camerun a Italia 1990 e dal Senegal a Corea del Sud-Giappone 2002.
Malgrado non si sia qualificata mai a un mondiale prima di Germania 2006, il Ghana vanta un grande prestigio a livello giovanile, avendo vinto il campionato mondiale Under-17 per due volte ed essendosi classificata seconda per altre due volte nella stessa competizione. Nella graduatoria FIFA in vigore da agosto 1993 il miglior posizionamento è stato il 14º posto del febbraio 2008, mentre il peggiore è stato l’89º posto del giugno 2004; occupa attualmente il 46º posto della graduatoria. La federazione calcistica del Ghana fu fondata nel 1957, poco dopo l’indipendenza della nazione, e si affiliò alla CAF e alla FIFA nel 1958. L’inglese George Ainsley fu nominato commissario tecnico della nazionale.
Nel 1960 nascono ufficialmente le Black Stars, così chiamate per la prima volta da Ohene Djan, potente direttore dello sport ghanese. Il nucleo originario delle Stelle nere era formato, in maniera pressoché stabile, da 18 calciatori: C.K. Gyamfi (capitano), Aggrey Fynn, Addo Odametey, E.O. Oblitey, Ofei Dodoo, Adoquaye Laryea, E. Obadzen, Baba Yara, Dogo Moro, W.K. Mfum, Mohammed Salisu, Kwao Baffoe, Asebi Boakye, Kwame Addarkwah, Kwame Appiah, Ben Simmons (Acheampong), A.R. Kassum e R. Bunyah.
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