Il movimento democratico in Sardegna
Risorgimento sardo nel Novecento: la parola d’ordine è in un primo periodo indipendenza e mette d’accordo liberali e moderati, dalle idee molto diverse. L’idea di stato e di rapporti civili sui quali si intendeva costruire lo stato, sono infatti molto diverse per le due fazioni. In Sardegna nel movimento democratico è evidente una matrice illuminista che presenta un’eco degli avvenimenti mondiali e italiani di quel periodo, legati alla rivoluzione francese.
La Sardegna del Settecento
Nella Sardegna del Settecento gli intellettuali, gli imprenditori e in generale le persone di un certo ceto sociale che premono per una politica di riforme, individuano come “tappo dello sviluppo” le strutture feudali. Quest’ultime costituivano un ostacolo alle riforme e alla modernizzazione dell’isola. Nel 1793 quando avviene lo sbarco francese si pone un problema nelle élite sarde.
Infatti, da una parte si cerca di eliminare l’inferiorità della Sardegna rispetto al Piemonte, anche in termini di impossibilità delle classi dirigenti di accedere a determinati impieghi, ma sopratutto da parte dell’ala sinistra del movimento si pone il problema del feudalesimo. Nonostante minime divergenze interne, questa sinistra ante litteram risulta abbastanza coesa.
La rottura
Dopo anni di disordini nell’isola si giunge a un momento di rottura quando Angioy si reca a Sassari. L’uomo si rende conto immediatamente che il movimento anti feudale, fondato sulla volontà di piccoli paesi logudoresi, ha preso piede fortemente e lo sostiene. Questo passo crea una rottura col gruppo moderato cagliaritano che si allea con il viceré per reprimere questo motto. Angioy sarà costretto a tirarsi indietro.
Gli effetti della sconfitta del movimento angioyano sono sostanzialmente di ritardo del movimento liberale e democratico per tutta l’epoca della restaurazione. La memoria di Angioy sarà celebrata nell’isola come esempio di politica anti moderata.
L’Ottocento
Ci troviamo di fronte a riforme di strutture feudali e sociali. In Sardegna però non si verifica un forte sviluppo delle società segrete e dei reticoli cospirativi. In questa fase il governo non consente alcune libertà di espressione né quella di stampa e vuole un popolo ignorante più facile da gestire e sottomettere. La prospettiva di un cambiamento si concretizza in Sardegna come la possibilità dell’abbandono dell’indipendenza.