Lo Stato Sociale ci spiega il loro nuovo progetto e cioè il libro che hanno scritto tutti loro in gruppo.
Dopo due dischi molto apprezzati la band Lo Stato Sociale ha pubblicato il primo romanzo “di gruppo”, Il movimento è fermo , una storia di amicizia, lotte e sogni.
I protagonisti del libro sono Zeno e Genio, amici da sempre. Il primo è disoccupato e scrive reportage on-line, l’altro scarrozza turisti con un pulmino Volkswagen soprannominato “la Caffettiera”. Alla soglia dei trenta, il tempo per loro pare essersi fermato, in una Bologna che in fondo è sempre la stessa, tra concerti in giro e litri di sangiovese al bar di Luca. A cambiare le cose arriva una chioma riccia e scura, con un sorriso contagioso e un vestitino a fiori che sa di primavera. Eleonora è bella e carismatica, in un colpo solo conquista il cuore di Zeno e rianima il collettivo studentesco che tutti davano per morto.
Il vero cambiamento, però, arriva dall’alto. Al venticinquesimo piano di un grattacielo a Vevey, in Svizzera, due vecchi scienziati lavorano a un sistema di controllo della Rete talmente grande e infallibile che potrebbe diventare la più terribile arma del xxi secolo. A Bologna, il collettivo si infiamma: come si fa a restare fermi, quando la libertà di tutti viene messa a repentaglio? Un gruppo di contestatori parte con il bus di Genio alla volta della Svizzera, per unirsi a un movimento di protesta che sta travolgendo l’Europa e il mondo intero…
Il primo libro della band da quali letture è stato ispirato? La band cita ancora “Vonnegut, Hornby, Wu Ming, Bukowski, Fante, Benni e Rumiz”. Ma anche un altro grande scrittore come Philip K. Dick, oltre a registi e sceneggiatori come “Christopher Nolan, J. J. Abrams e Vince Gilligan”. Spazio anche alla musica “dei Wilco“. E argomenta: “Come dicevamo, essere appassionati di science fiction così come di letteratura più ancorata al reale ha influenzato inevitabilmente i nostri stili. Ma essendo allo stesso tempo divoratori di cinema e serie tv, autori come Nolan, Abrahms e Gilligan negli anni ci hanno insegnato nuovi linguaggi”.