Prende in mano una chitarra per la prima volta intorno ai 13 anni. Le sue motivazioni: uno strumento “di cricca”.
Martina si è laureata al conservatorio nel 2016 con una tesi su Django Reinhardt, il suo jazzista preferito nonostante tutte le tensioni che si creano nel mondo del jazz perchè, ci spiega, in questo mondo Django non è considerato a tutti gli effetti un jazzista ancora.
Martina si è innamorata del jazz da “grande”, da bambina e adolescente era una fanatica della chitarra. Il suo sogno era entrare al Conservatorio per diventare una vera musicista. Lì ha conosciuto dei maestri che l’hanno iniziata alla passione per il jazz: Flavio Sechi che l’ha accompagnata anche alla laurea, Simone Pilloni, Elia Casu.
Prende in mano una chitarra per la prima volta intorno ai 13 anni da autodidatta, l’input musicale che l’ha spinta verso è stato il fatto che fosse uno strumento “di cricca“. La prima volta si è cimentata in un arpeggio inventato dal padre, un classico “giro di do”, perché anche il papà suona la chitarra.
Nel 2015 prende parte al mini tour della cantante Chiara Effe. Prende parte nel 2018 alla seconda edizione della masterclass intitolata a Sergio Miceli (il musicologo fiorentino scomparso nel 2016). Con ventidue iscritti (venti effettivi più due uditori), prevedeva, come prova conclusiva, la creazione di una composizione originale. Questa, usata, per accompagnare in musica alcuni minuti di immagini tratte da “Jabberwocky”: un corto scritto e diretto dal filmmaker ceco Jan Švankmajer nel 1971.
Martina insieme a Tatiana Caselli, Gianfranco Cossu, Gianluca Pischedda e Michele Angius è l’auttrice dei lavori selezionati dai giudici composti da Carlo Crivelli, Riccardo Giagni e Nicola Piovani insieme allo stesso Franco Piersanti e a Gianfranco Cabiddu.
Impartisce anche lezioni di strumento, il suo metodo? Ovviamente basato sugli interessi dell’allievo: parte dal motivo che l’ha spinto ad intraprendere questi studi e utilizza pezzi a lui più congeniali al fine di trattare tutti gli argomenti musicali richiesti.