Baba Sissoko, il grande musicista nato nel 1963, è stato intervistato e ha rilasciato dichiarazioni piuttosto interessanti e profonde
Il protagonista
Baba Sissoko è nato a Bamako. È un musicista maliano griot e polistrumentista, uno dei maggiori esponenti di musica etnica e jazz, da anni impegnato nella diffusione della tradizione musicale del Mali in ambito internazionale.
La sua musica
Per lui collaborare significa suonare e lavorare con qualcuno e su qualcosa che a me piace, al 100%. Dice di avere un grande rispetto per le persone che lo invitano a suonare, è un rispetto reciproco d’altronde. Proprio per questo afferma che in una collaborazione si deve sempre dare il meglio di sé, il meglio di ciò che si sente, trasmettere energia, gioia, bellezza, esperienza.
Da tempo collabora con diversi musicisti che, a partire dall’approccio tradizionale del jazz, hanno spostato la loro ricerca verso le radici più pure, riscoprendo le origini africane di tutta la “musica nera”: blues, jazz e soul.
Ha imparato a suonare col nonno, e coi genitori. La madre ancora canta insieme a lui. La sua è quindi una famiglia di musicisti, da generazioni e generazioni. Una sorta di conservatorio naturale la sua famiglia, dove non si legge la musica ma si impara a fare musica. Per lui i presupposti di base per far riuscire una musica buona, sincera, sono il rispetto, l’amore, il piacere di stare insieme, prima ancora che il suonare insieme.
Il blues per lui
Per lui il blues è parte fondamentale della sua musica. Anzi il blues non è soltanto musica. Il blues è un messaggio che proviene dall’anima, è un messaggio di sofferenza. Per lui infatti si lega al ricordo di tanti uomini e di tante donne, di etnie così diverse tra loro, ciascuna custode di una propria storia, di un proprio dialetto, di un proprio… blues appunto.