Proseguono gli appuntamenti teatrali con la stagione autunnale del Crogiuolo.
Proseguono a tappe forzate gli appuntamenti di Cagliari/Mutazione – Lavoro e ambiente, come cambia volto una città, la stagione autunnale del Crogiuolo, con la direzione artistica di Rita Atzeri, in corso allo spazio Fucina Teatro della Vetreria di Pirri. Domani, sabato 10 dicembre, ancora due spettacoli in sequenza, ancora due produzioni inedite.
Alle 21 va in scena “S’avolotu – Le operaie della Manifattura Tabacchi nello sciopero del 1906”, testo e regia di Piero Marcialis, con Piero Marcialis, Clara Murtas, Rita Atzeri e Giuseppe Baldino alla chitarra. Lo spettacolo racconta, in italiano e in “casteddaiu”, uno dei fatti più significativi della storia di Cagliari: la rivolta popolare contro il carovita, che si propagò poi in molti altri centri della Sardegna, tra il 5 e il 27 maggio 1906. Erano i tempi del sindaco Ottone Bacaredda, quando a Roma era capo del governo Sidney Sonnino. Nel 1906 crebbero le manifestazioni di protesta spontanee da parte di diverse categorie di lavoratori e lavoratrici. Il 5 maggio alcune operaie della Manifattura dei Tabacchi si diressero in delegazione al Comune per chiedere al sindaco interventi immediati contro il carovita. Bacaredda, vedendo la scarsa delegazione, sottovalutò l’entità della rivolta, quasi irridendo chi protestava. Così scriveva Giuseppe Podda nella prefazione a “Quel maggio 1906. Ballata per una rivolta cagliaritana”, testo teatrale di Sergio Atzeni: “Le operaie della Manifattura Tabacchi, interrotta una assemblea, si recarono in delegazione dal sindaco Ottone Bacaredda per sollecitare provvedimenti urgenti contro il continuo rincaro dei viveri. Il sindaco rispose spavaldo: “Quanti siete? Quattro, ed io ho in pugno la città. E’ cara la carne, sono cari i pesci? Non li comperate, contentatevi di baccalà…”. La delegazione riferì. Le operaie, indignate da tanta insolenza del primo cittadino, organizzarono un imponente comizio al Bastione S. Remy… Era il segnale dello sciopero generale…”. La vicenda nello spettacolo è raccontata nelle forme del teatro documento, con la lettura di brani che ricostruiscono i fatti in maniera puntuale e con canzoni che rievocano il clima dell’epoca. Nel racconto, infatti, sono inseriti i canti della tradizione operaia che accompagnarono le lotte popolari del 1900.
La rappresentazione di “S’Avolotu” è preceduta alle 20 da quella di “Albert il Toubab – Una storia stra-ordinaria di integrazione”, liberamente ispirata all’opera della scrittrice israelo-francese Yael Hassan, adattamento e regia di Rita Atzeri, con Sergio Deidda e i giovanissimi allievi (fra gli 8 e gli 11 anni) del laboratorio de Il Crogiuolo, un focus sui fenomeni della migrazione e dell’integrazione. “Albert il Toubab”, ovvero il bianco, ha i toni della favola moderna, è ambientato nelle banlieue, nella periferia parigina (ma potrebbe essere qualsiasi agglomerato urbano degradato di una grande città), con il protagonista che vive a un passo dalle case popolari. Albert, in origine Alberto, è un immigrato portoghese che nel tempo è riuscito a raggiungere un certo benessere, è vedovo, vive da solo e chiuso in se stesso. La moglie andava a insegnare francese agli immigrati ammassati nelle case popolari e, prima di morire, aveva lasciato la gestione della casa a Zaina, immigrata senegalese. Che, a causa di un malore, viene ricoverata in ospedale e affida ad Albert la figlia di nove anni, Memouna. Grande scompiglio, svariate avventure, l’ingresso del protagonista nel mondo e nella vita degli immigrati: Albert/Alberto apre così il suo cuore, lasciandosi alle spalle pregiudizi e solitudine.