Sequenze di tempo: l’opera in scena al Festival Bianco e Nero, l’Università insieme agli artisti Giovanni Campus e Simone Onnis
Intervista di Simone Cadoni dedicato al Festival Bianco e Nero “Sequenze di tempo”. Dall’ 11 al 13 gennaio 2017 gli studenti dell’Università di Cagliari collaboreranno insieme agli artisti Giovanni Campus e Simone Onnis per la realizzazione di un installazione permanente nel giardino della facoltà di Scienze economiche giuridiche e politiche.
Lo abbiamo incontrato ed ecco cosa ci ha raccontato a proposito dell’opera “Sequenze di tempo”
Presentazione composta da vari elementi in proiezione quindi si presenta come una struttura che deve adattarsi proprio sul lungo dove deve essere collocata. Questo lavoro sarà fatto con gli studenti dell’Università, con la loro partecipazione, dopo aver fatto i due giorni precedenti tutta una chiaccherata sulle problematiche sia dell’opera come fatto d’arte e sia anche come possibilità di maturità, di riflessione sul vivere nella comunità come in effetti si dice “abitare il mondo”. Questo lavoro deve restare come testimonianza di una ipotesi poetica che abbiamo compiuto insieme che rifletterà molto sul tempo. Deve scandire il tempo in un ambito naturalmente spaziale. Anche l’opera d’arte si presenta sotto l’aspetto estetico ma nasce sempre da una riflessione problematica sul tema che ci attraversa in una quotidianità in continuo movimento come quella di oggi.
Leggiamo ora ciò che l’artista ci ha comunicato in relazione al suo rapporto con gli studenti
Attraverso gli anni precedenti soprattutto gli anni 60 si facevano molti interventi nell’urbano e fuori con i ragazzi e gli studenti. Le mie mostre sono sempre visitate dagli studenti. Io ho lavorato molti colleghi con il qualche ho fatto moltissime cose nelle scuole e anche fuori. Ho lavorato in vari collegi a New York e Parigi. E’ una necessità quella di portare avanti un percorso comune di persone comuni con le epoche che si sovrappongono.
Le numerose opere di Giovanni Campus hanno un comune denominatore, quello delle forme geometriche, vediamo il suo pensiero a riguardo
La geometria nel mio lavoro non è una geometria euclidea ma è una geometria fenomenica. L’opera in fieri che continuamente si modifica che si presuppone come continuità. Il rapporto è nato nelle misure perchè si pone anche come riflessione, come elaborazione di rapporti tra ambiente dove si colloca e la memoria . E la quotidianità di chi ci vuole intorno quindi non è come dato geometrico anche se naturalmente ha una sua geometria come rapporto di misure.
Dopo aver incontrato il pittore e scultore abbiamo chiaccherato con Simone Onnis, noto chitarrista sardo che si è esibito in occasione della presentazione dei lavori per l’installazione dell’opera “Sequenze di tempo”. Il musicista ci ha raccontato la sua storia anticipando le date dei suoi prossimi concerti
Io ho iniziato a suonare trent’anni fa. Tanto è vero che l’11 dicembre ho festeggiato i miei anni con un concerto che poi si ripeterà perchè c’è stata una grande affluenza di pubblico e molti non hanno avuto la possibilità di potermi ascoltare proprio perche non c’erano posti a sedere. Ci sarà un secondo concerto che si terrà a Quartu il 28 di dicembre presso il Convento dei Capuccini.
Ho iniziato a studiare i primi mesi da autodidatta ma già dopo tre mesi ho ottenuto il mio primo concerto. Da li ho continuato gli studi con il mio maestro Alirio Diaz, uno forse dei più importanti chitarristi del 900, con il quale mi sono esibito e sono stato assistente. Non solo, gli studi iniziali al Conservatorio e alle Università. Ci sono sempre stati concerti sin da piccolo da qui la mia carriera di trent’anni.
Il 16 ottobre dell’86 tenni il mio primo concerto. Il prossimo, il 28 dicembre ,poi ci saranno altri 29 concerti qui in Sardegna per festeggiare questi 30 anni. Concludo poi con concerti all’estero, un po in tutta Europa dalla Polonia alla Germania, Austria e Asia.
Quale è la relazione tra la tua musica e l’arte?
Premetto di essere figlio di un pittore che tra l’altro ha anche insegnato al liceo artistico che io stesso ho frequentato quindi ritengo di avere un rapporto con l’arte privilegiato. Ho sempre dipinto e visto persone che dipingevano. Ho conosciuto artisti come Maria Lai, Foiso Fois, Fantini che sono stati tutti insegnanti di mio padre quindi comunque lui ha maturato questa esperienza che poi ha tramandato a me. Inoltre, ho avuto la fortuna di potermi esibire per questi scultori ma mi è capitato anche per pittori, scrittori come Umberto Eco e tanti altri personaggi del 900. Quindi il rapporto che ho con l’arte è questo. Quello che faccio io è cercare di riportare sul mio strumento tutta quella tavolozza di colori che viene riportata sulla tela. Sfruttare al 100% quelle che sono le potenzialità del mio strumento perchè la chitarra ha questo come particolarità, di avere i colori unici tra tutti gli strumenti.