Il giornalista Walter Porcedda racconta la sua esperienza con la radio e il suo progetto Wild is the Wind
Venerdì 23 si è inaugurata nella Pinacoteca “Carlo Contini”, di Oristano la mostra Wild is the Wind, l’immagine della musica, a cura di Ivo Serafino Fenu, Antonio Manca e Walter Porcedda.
La mostra, polimorfa e meticcia, propone una selezione di artisti internazionali contemporanei il cui percorso ha spesso oscillato e si è spesso ibridato con i linguaggi del rock, del Jazz e del blues più sperimentali e le avanguardie artistiche più trasgressive. Tra loro, solo per citarne alcuni, in bilico tra iperboli concettuali e visioni ultrapop, Robert Gligorov, Nicola di Caprio, Roberto Pugliese, Matteo Basilè e Coniglio Viola relazionati, con un salto cronologico che pare un’eternità, con alcuni padri nobili della Beat Generation, Allen Ginsberg e Robert Frank per tutti.
Una mostra di artisti e di luoghi, di oggetti e di eventi, documentati, questi ultimi, da reportage e filmati che hanno fatto la storia della fotografia e del cinema, quali la serie di dieci foto di Bill Owens dell’Altamont Free Concert tenutosi in California il 6 dicembre 1969, quattro mesi dopo il festival di Woodstock e organizzato dai Rolling Stones a conclusione del loro tour americano. Ma se Woodstock è universalmente riconosciuto come l’evento simbolo e l’apice della generazione del flower power, Altamont, col suo epilogo violento, ha segnato “la fine delle illusioni” di un’intera generazione e si pone, pertanto, come plastica rappresentazione delle numerose utopie e delle altrettanto numerose cadute contro le quali si sono scontrate e si scontrano le nuove generazioni che, proprio nella musica, hanno trovato e trovano motivazioni, sostentamento e rappresentanza. Ibridazioni finalizzate a liberare i diversi ambiti artistici dai loro consueti recinti e dalle loro funzioni canoniche.