Chi salverà le rose? Una delicata storia d’amore nella pellicola a love budget del regista Cesare Furesi
Chi salverà le rose? è il titolo dell’opera prima scritta e diretta da Cesare Furesi. Il film è prodotto da Giulio Cesare Senatore per la Corallo Film ed è interpretato da Carlo Delle Piane, Lando Buzzanca, Caterina Murino, Antonio Careddu, Guenda Goria e la partecipazione straordinaria di Philippe Leroy.
Giulio Cesare Senatore, produttore del film, ha definito la pellicola un progetto a love budget, perché sentiamo perché io personalmente ci tenevo per poter avere la massima impegno professionale il progetto dall’inizio alla fine delle professioni che abbiamo fatto in anteprima con oggi con la programmazione che partita nelle sale vediamo il gusto delle persone emozioni che hanno provato la cura della persona che non lascia indifferente nel profondo
Antonio Careddu, l’interprete più giovane del film, al suo esordio sul grande schermo, ha raccontato di essere molto onorato di aver fatto parte al cast, sentendo la responsabilità di dover recitare accanto a grandi nomi del cinema affrontando l’esperienza come una grande occasione di formazione.
Caterina Murino, protagonista femminile del film e figlia di Carlo Delle Piane sullo schermo, afferma che la pellicola di Furesi ha la capacità di raccontare in un solo film tanti temi difficili in questo momento particolare, però con delicatezza, la dolcezza e l’intelligenza unica. La Murino, a seguito delle prime proiezioni al pubblico e nelle scuole racconta che: “Quando in sala si accendono le luci si vedono le persone toccate nel profondo dell’anima credo che siamo usciti veramente a fare un piccolo capolavoro. Pensi di avere gusti strani, film che piacciono a me non piacciono al pubblico, quello piace pubblico non piace a me. Invece qui credo che il film sia talmente universale che non hanno confini.” Infine, l’attrice cagliaritana conclude: “Cerchiamo una persona che ci possa accompagnare fino alla fine dei nostri giorni, nella nostra vita, ed è esattamente questo che raccontiamo, Cesare Furesi nella sua opera prima riassume questo, in punta di piedi.“.
Cesare Furesi, per la prima volta dietro la macchina da presa in un lungometraggio afferma entusiasta: “Una poesia in punta di piedi, lo stanno definendo così e mi piace da morire questa espressione, perché penso che sia davvero una delicata storia d’amore, interpretata magistralmente degli attori protagonisti e non. Mi piacciono tutti”. Riguardo la lavorazione e l’esito del film, il regista ha affermato: “Mi sento ancora più libero di poter dichiarare esattamente quello che penso. La disabilità e l’omosessualità hanno un filo diretto comune: non si ha il coraggio di mostrarsi. Ho vissuto per 45 anni con difficoltà, camminavo prima senza stampelle poi, con una e poi con due. Alla fine sono sulla sedia a rotelle. E questa mi ha regalato la libertà di muovermi e farmi vedere liberamente. Ecco, solo la congiunzione di questi aspetti può portare il risultato più bello, anche quando queste situazioni difficili vengono percepite da un gruppo che fa che di tutto e farà di tutto. Da quel momento in poi per renderle meno difficili in senso assoluto pur di non fermarsi e di non bloccarmi, bisogna superare un ostacolo e lì diventa un’energia che è carica molla. Se fossero tutti così i film, il prossimo lo farei da domani.”