Tore Seduto, timoniere della rubrica di approfondimento cinematografico, Cult Fiction, giunto alla dodicesima puntata, ha portato avanti il programma meglio del 3D, dalle 20 alle 21 su Unica Radio.
La recensione Cult: Boston caccia all’uomo.
A cult Fiction oggi si parte con la recensione di Boston – Caccia all’uomo è un film del 2016 diretto da Peter Berg. La pellicola è l’adattamento cinematografico del libro Boston Strong, scritto dall’autore Casey Sherman assieme al giornalista Dave Wedge, riguardo all’attentato alla maratona di Boston, avvenuto il 15 aprile 2013. Maria Denise Paulis ci fa notare che il film e molto accurato sui fatti avvenuti durante la maratona ma ogni tanto, sopratutto durante le scene che dovrebbero trasmettere tensione allo spettatore il film si perde un po e non ti coinvolge pienamente. Un’altro punto a sfavore è che il film e molto lungo(quasi 2 ore).Secondo Tore Seduto invece il film e un po sprecato a casa degli attori scelti per interpretare i protagonisti del film.
L’ospite di oggi a Cult Fiction :Cistian Marras dei Mokadelic.
Cistian Marras il bassista dei Mokadelic è l’ ospite di oggi su Cult Fiction.Il gruppo dei Mokadelick è nato nei primi dei 2000, i musicisti sono in 5.Il primo disco si chiama Hopi ma comunque tutti gli album della band hanno un filo comune e cioè il cinema.La loro musica si sposta da atmosfere post-rock e neo-psichedeliche a suggestioni ambiente/elettroniche malinconiche e rarefatte, fino ad arrivare a sonorità dense di melodiche distorsioni e implacabili crescendo, creando vere e proprie sinfonie. Sono anche gli artefici di tantissime colonne sonore di film e serie tv acclamate come Gomorra, ACAB o L’immortale.
Il Racconto sonoro: Frankenstein jr.
Il giovane medico e celebre professore universitario Frederick Frankenstein è il nipote del famoso dottor Victor von Frankenstein. Questi ha modificato la pronuncia del proprio cognome in Frankenstin per distinguersi dal nonno, del quale rigetta le teorie mediche considerandole assurde.
Al termine di una lezione di neurologia all’università dove insegna, nella quale ribadisce l’impossibilità di ricostruire parti del sistema nervoso umano, riceve una visita da parte di un notaio, Herr Rosenthal, che gli comunica che il defunto barone gli ha lasciato un castello in Transilvania. Nonostante un forte scetticismo e il disprezzo per gli esperimenti del nonno, Frederick va in Romania, dove incontra l’imprevedibile aiutante gobbo Igor, nipote del vecchio assistente del nonno, che insiste nell’essere chiamato con la pronuncia “Aigor” (facendo il verso a Frankenstin), la procace assistente Inga e la sinistra e misteriosa Frau Blücher, nominando la quale si fa sempre nitrire di spavento i cavalli del castello. Quest’ultima, un tempo amante e assistente del Barone, tramite un sotterfugio, fa ritrovare a Frederick gli appunti del nonno: leggendoli, si ricrede sulle proprie idee e comincia a pensare a propria volta di dare vita a una creatura.
Recatosi in un cimitero per prelevare un cadavere con cui iniziare il suo lavoro, chiede quindi a Igor di recarsi in un laboratorio, in cui sono conservati una serie di cervelli, per rubare quello di Hans Delbruck, un grande scienziato. L’assistente si reca nel laboratorio e preleva il cervello prescelto, che involontariamente distrugge. D’istinto ne prende un altro: Frederick può cominciare l’operazione, che in un primo momento sembra non aver avuto successo, ma poche ore dopo la creatura si sveglia. Frederick, Inga e Igor accorrono sul posto: dopo che viene fatta alzare dal tavolo da Frederick, la creatura inizia a strangolarlo. Inga riesce però a sedarla e liberare il dottore dalle sue mani. Quando Frederick gli chiede di chi fosse il cervello che ha appena impiantato nella creatura, Igor confessa che sulla targa posta sotto la teca di quel cervello c’era scritto “abnorme”, con grande rabbia del dottore che inizia a strangolarlo a sua volta.
In seguito a varie peripezie il mostro fugge dal castello, incontrando dapprima una bambina e poi un eremita cieco che gli dice di chiamarsi Abelardo e che, credendo d’avere a che fare con un muto, tenta maldestramente di offrirgli la cena (versandogli brodo bollente nelle parti basse) e d’accendergli un sigaro, in realtà incendiandogli il pollice; il mostro, spaventato dal fuoco, fugge. Alla fine Frederick riesce a recuperarlo e lo convince d’essere una creatura buona. Per dimostrarlo anche alle altre persone, organizza un’esibizione teatrale in cui lui e la creatura s’esibiscono in un numero di tip tap davanti a un pubblico di scienziati scettici. Lo spettacolo inizia perfettamente ma la creatura, spaventata da un principio d’incendio sul palcoscenico, fugge di nuovo, ma viene catturata dalla polizia e incatenata in carcere.
Dopo essere stato tormentato da un secondino sadico che lo terrorizza col fuoco, il Mostro s’infuria e fugge nuovamente; quindi rapisce la fidanzata di Frederick, Elizabeth, che era arrivata in Transilvania per un’inaspettata visita al fidanzato, e la possiede. Questa non se ne dispiace affatto: la donna s’innamora della creatura per la sua disumana resistenza sessuale e per il suo enorme pene (citato come Schwanstucker o Schwanzstück — un gioco di parole yiddish da Schwanz, “coda”, che è anche il termine gergale tedesco per pene, e Stück, “pezzo”; in tedesco può designare anche la culatta del manzo[4]).
Frederick, nel disperato tentativo di riavere la creatura e correggere i suoi errori, suona la magica musica dei Frankenstein, che ammalia il Mostro e lo fa tornare al castello. Proprio nel momento in cui la folla, guidata da Kemp, irrompe nel laboratorio, il dottor Frankenstein tenta uno scambio cerebrale fra se stesso e il Mostro per trasferire a questi parte delle sua intelligenza e renderlo così un essere più normale. Il tentativo riesce e il film ha un lieto fine, con la cessata minaccia (per gli abitanti della zona) da parte della creatura e con due storie d’amore: Elizabeth è sposata con il Mostro, divenuto erudito e dai gusti sofisticati, mentre Inga scopre con gioia ciò che il suo nuovo marito Frederick ha avuto in cambio dal Mostro durante la procedura di trasferimento: ci ha infatti guadagnato un enorme Schwanzstück.