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In questo appuntamento con l’informazione:
- Confiscati reperti archeologici;
- Controlli sulle strade del territorio di Siniscola;
- Notte di fuoco a Serramanna;
- Gucci celebra l’anno cinese del cane;
- Nuoro candidata a Capitale italiana della Cultura;
- Il Cagliari acquista Ceter e Lykogiannis.
FOCUS: La città di Nuoro
Le notizie sulle origini di Nuoro sono incerte. I più antichi insediamenti presenti nei pressi di Nuoro, risalgono al periodo nuragico, come dimostrano i numerosissimi nuraghi presenti nella zona. Dagli ultimi studi risulta che, in età nuragica, gli abitanti della zona, per sfuggire all’avanzata dei romani, si rifugiarono prima nei pressi del Monte Ortobene e, solo successivamente, si sarebbero spostati più a valle e stabiliti nella zona in cui sorse il più antico rione di Nuoro: Seuna. I primi documenti scritti risalgono al 1342, tuttavia il toponimo Nugor (tutt’oggi i Nuoresi chiamano Nugoro la loro città) compare, per la prima volta, in un documento risalente alla fine dell’ XI secolo. Dopo la caduta dell’impero romano, la città passò, come del resto tutta la Sardegna, in mano ai Bizantini, i quali la governavano senza apporre alcun beneficio, ma bensì gravandola con le forti tasse di guerra. Non è conosciuto di preciso quando Nuoro passò sotto il dominio dei giudici d’Arborea, se prima o durante il lungo periodo di ostilità tra questi e gli aragonesi: vi è, invece, prova certa che Nuoro fece parte prima del Giudicato di Torres e poi di quello d’Arborea, dato, quest’ultimo, testimoniato dalla presenza dei rappresentanti della città, all’armistizio stipulato tra Giovanni I d’Aragona e Eleonora d’Arborea nel 1388. Sfiorata dall’influenza delle due repubbliche marinare di Genova e Pisa, con l’avvento degli aragonesi prima (1297) e spagnoli dopo (1479), Nuoro conobbe un regime feudale oppressivo, che contribuì alla diffusione del banditismo e dell’isolamento, situazione in cui versava tutta l’aria barbaricina. Quando nel 1720 la Sardegna passò al Piemonte, le condizioni economiche di Nuoro erano disastrose, aggravate soprattutto dalla presenza di numerosi banditi. I primi decenni della dominazione dei Savoia, che in quegli anni erano impegnati nella guerra contro la Francia, non modificarono sostanzialmente la situazione: i moti antifeudali e le rivolte contro il governo piemontese, furono una costante che danneggiò ancor di più la già fragile economia della città. Nonostante ciò, nel corso del XVIII secolo, Nuoro acquisì gradualmente la preminenza territoriale rispetto alle altre ville del circondario tanto che nel 1779, sotto decreto di Pio VI, venne elevata a sede vescovile. A questa disposizione in campo ecclesiastico, che in seguito acquistò maggiore ampiezza per l’attribuzione di altre parrocchie alla nuova diocesi, ne seguirono altre in campo civile: Nuoro divenne ben presto sede del Tribunale di Prefettura (1807), proclamata città nel 1836, e scelta, nel 1848, come sede di Divisione Amministrativa e di Intendenza insieme con Cagliari e Sassari; quest’ultimo provvedimento però, restò in vigore solo fino al 1859, quando il capoluogo barbaricino fu declassato a sede di sottoprefettura dipendente da Sassari. Durante quei decenni Nuoro fu sede di vere e proprie sommosse popolari, represse duramente dal governo, dovute dall’Editto delle Chiudende del 1820, il quale prevedeva un’inarrestabile privatizzazione, a favore dei ricchi proprietari terrieri, delle terre ad uso comunitario, sulle quali si basava parte dell’economia della città. La più nota di queste sollevazioni popolari è il tumulto de Su Connottu, durante il quale pastori e agricoltori privati della terra, attaccarono e bruciarono il Municipio; essi intendevano, infatti, difendere quanto rimaneva di terre comunitarie che il consiglio comunale aveva deliberato di privatizzare.
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Condotto da Matteo Pinna
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