Mercoledì 14 marzo alle 10.30 nell’Aula Magna del Rettorato l’Università degli Studi di Cagliari conferirà la laurea honoris causa a due luminari di grande profilo scientifico che svolgono ricerche nell’ambito dello sviluppo di farmaci.
la laurea honoris causa in Biologia Cellulare e Molecolare sarà conferita al prof. Yung-Chi Cheng (Yale University, New Haven, USA) mentre quella in Farmacia andrà al prof. Peter Matyus (Semmelweis University, Budapest, Ungheria).
Cheng, 74 anni, dal 1989 Henry Bronson Professor of Pharmacology presso la Yale University School of Medicine, si è distinto innanzitutto nello sviluppo di farmaci ad azione antivirale (tra cui ben quattro farmaci attualmente utilizzati: il Ganciclovir, utilizzato per il trattamento della infezioni da Citomegalovirus, la Lamivudina, utilizzata per il trattamento della infezioni da HBV, la Clevudina, utilizzata per il trattamento della infezioni da HBV, l’Emcitrabina, utilizzata per il trattamento della infezioni da HBV e HIV). Più recentemente ha focalizzato i suoi studi sulla valutazione dell’efficacia di estratti vegetali descritti dalla medicina tradizionale cinese mediante le metodologie innovative proprie della scienza contemporanea. Il prof. Cheng è il secondo luminare proveniente dall’Università di Yale a ricevere la laurea honoris causa dall’Università di Cagliari, già assegnata nel 1989 al prof. William Prusoff. Terrà una lezione magistrale dal titolo: “Convergences of Western Medicine and Traditional Chinese Medicine for Developing Future Medicine”.
Matyus, professore di Chimica farmaceutica alla Semmelweis University, 66 anni, si è distinto per lo sviluppo di diversi farmaci, in particolare piridazine ed eterociclici azotati, alcuni dei quali sono entrati nella sperimentazione clinica, ha elaborato una nuova strategia per la progettazione e lo sviluppo di nuovi farmaci per il trattamento di patologie multifattoriali ed è risultato essere uno degli otto chimici più importanti degli anni 2000. Svolgerà una lezione magistrale dal titolo: “Drug discovery in academia”.