“Vivere o morire”

“Vivere o morire”: il ritorno di Motta con amore, maturità e musica d’autore

Francesco Motta torna sulla scena con “Vivere o morire”, secondo album solista. Nove brani, infinite sfumature.

Vivere o morire. Un titolo forte per tornare sulla scena, ma non poteva essere altrimenti per Motta. L’album inizia dove si conclude “La fine dei vent’anni”, disco d’esordio che nel 2016 aveva fatto breccia sul pubblico indipendente italiano e non solo. Sguardo strafottente (come nella copertina del disco), attitudine rock, corpo avvolto in una giacca di pelle nera ad agitarsi sul palco, così si è presentato Francesco Motta. Tanti concerti, tanti sold out, sempre con la voglia di salire su un palco e fare scintille. Quelle scintille portate anche al Primo Maggio di Roma, carico come una molla. Da quel momento i riflettori sono stati sempre più puntati su di lui. Un concerto sold out all’Alcatraz ha chiuso il sipario nei due anni vissuti intensamente e nei suoi vent’anni messi in musica.

C’è qualcosa in Motta di raro e molto artistico, cioè il carattere. Proprio il carattere permea “Vivere o morire” insieme ai suoi trentuno anni contraddistinti dall’urgenza di dire qualcosa di importante. Senza banalità, ma con precisione ed efficacia in ogni brano, perché come sostiene lo stesso Motta “Le canzoni sono più importanti di chi le scrive”. “Vivere o morire” ha tutta la forza di una dichiarazione importante emanata da ogni elemento del disco, come la foto di copertina, in cui il cantautore mette la faccia in ogni senso.

Il titolo del disco racchiude ciò che sta più a cuore al suo autore, è un punto di partenza e al tempo stesso un punto di arrivo. Si percepisce la voglia di ricostruire il percorso della propria vita attraverso scelte quotidiane, bivi presi in una direzione o nell’altra, sì o no detti o tenuti nascosti.

Le nove tracce sono una firma d’autore, a partire dalle sonorità ricercate. La sezione ritmica composta da percussioni alternative sostiene i brani armonicamente con cambi di registro eleganti tra delicatezza e forza. La chitarra acustica, predominante in alcune introduzioni e arpeggi, diventa una ricchezza di piacevole intimità e immediatezza.

La scrittura di Motta si conferma matura, efficace e sincera. Perché Francesco non riesce a scrivere canzoni che non siano la verità, o almeno la sua verità. Il viaggio di “Vivere o morire” inizia da “Ed è quasi come essere felice”, una canzone che è quasi una canzone, senza rispettare i canoni pop tra strofa e ritornello, creando un gioco semantico sostenuto da un DO minore avvolgente.

Non mancano le canzoni d’amore, come “Cosa siamo diventati” e “La nostra ultima canzone“, tra la fine di una relazione e il desiderio di un figlio con lo sguardo su una finestra di Roma. Ritorna, con una nuova prospettiva, il tema famigliare già cantato in “La fine dei vent’anni”. La giovinezza a Livorno, i silenzi di una madre, le sigarette fumate in una “giustificata distrazione”.

Tanti particolari quotidiani messi in musica, quella musica pop indipendente che ha abbandonato la provincia per abbracciare finalmente i grandi palchi. Palchi meritati, visto questo nuovo album musicalmente impeccabile come un mantra. Francesco Motta si è confermato uno degli autori più interessanti del panorama italiano. Una scrittura matura e precisa che si serve del pop di qualità per riportare la musica d’autore su alti livelli.

About Luca Piras

Nato a Guspini e allevato con musica e birra artigianale. Dopo le scorribande nei palchi sardi come tastierista, si dedica al mondo radiofonico dal 2015. Baffi e occhiali sono il suo marchio di fabbrica e dove c'è la musica probabilmente c'è anche Luca Piras. Attualmente vive a Roma dove ha collaborato con Mediaset e scrive come blogger per HuffPost Italia.

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