Tradizioni, storia e ambiente sono parte fondante della 31esima edizione del Cala Gonone Jazz Festival “30+1”
È il 1988, quando la nuorese Associazione Culturale “l’Intermezzo” decide di intraprendere l’avventura del jazz, unendosi al circolo virtuoso di altre sparute manifestazioni prolifiche e vivaci già presenti sull’isola, scegliendo come sede per il festival estivo la piccola frazione di Dorgali e dando vita a quello che diventerà il punto di riferimento concertistico e culturale nel centro Sardegna.
“Dopo l’esperienza del trentesimo, abbiamo tirato le somme e riflettuto sulla necessità di un rinnovamento, considerati i profondi cambiamenti sociali e culturali che -nel corso degli anni- hanno influenzato le composizione e proposte musicali contemporanee contribuendo a creare i nuovi ascoltatori del jazz” spiega Giuseppe Giordano “la partecipazione ai festival è incrementata e questo ce lo dicono anche i numeri delle manifestazioni di grande qualità, nate negli ultimi decenni, che sono state capaci di scardinare la percezione del genere come ‘di nicchia’ trasferendolo da un contesto più ristretto ed esclusivo alle piazze aperte e all’ambiente naturale.
La necessità di mettere al centro anche i luoghi in cui il festival si svolge, è stata sin dalla prima ora anche una delle prerogative di Intermezzo Nuoro, con particolare attenzione negli ultimi anni alla sostenibilità, alla consapevolezza e al rispetto del territorio.”
Tradizioni, storia e ambiente sono parte fondante della 31esima edizione del Cala Gonone Jazz Festival “30+1” e a caratterizzare la volontà dell’associazione Intermezzo ce lo dicono diversi elementi, come la volpina Rosa Fumetta, graficamente rappresentata nei manifesti, nuova inquilina dell’Acquario di Cala Gonone e ambasciatrice delle vittime degli incendi boschivi, una piaga che durante l’estate colpisce duramente l’isola.
Anche le location rispecchiano questa precisa scelta e, infatti, oltre alle già collaudate Grotte del Bue Marino, l’Acquario e la spiaggia (Arena Palmasera), si aggiungono l’area archeologica di Serra Orrios e il parco-museo S’Abbafrisca, in concerti a basso impatto ambientale, integrando e agendo in sinergia con i circuiti che gestiscono questo enorme patrimonio della Sardegna, sia storico che naturale. La formula consentirà di coniugare la divulgazione ad una nuova esperienza di ascolto, dando origine ad una reale condivisione e partecipazione del pubblico che percepirà i suoni prodotti non solo dagli artisti, ma quelli delle pietre, delle piante e del vento.