I Santissimi: la nuova mostra all’Ex-mà di Cagliari

Il duo Santissimi composto da Sara Renzetti (1978) e Antonello Serra (1977) rappresentano una realtà tra le più interessanti della nuova generazione artistica sarda e tra le più apprezzate nel panorama nazionale e internazionale.

A loro è dedicata la nuova mostra dell’EXMA, che si conferma a Cagliari centro del contemporaneo,  promuovendo la conoscenza presso il grande pubblico di ricerche attuali e innovative, cui si accompagnano molteplici e importanti riflessioni sul nostro presente. Attraverso una rigorosa selezione di opere, l’esposizione, curata dalla direttrice artistica dell’EXMA Simona Campus, ricostruisce il percorso dei SANTISSIMI così come esso si è sviluppato a partire dal 2009, quando Renzetti e Serra, dopo gli anni della formazione a Firenze e le sperimentazioni individuali, hanno scelto di lavorare insieme, cominciando a plasmare il silicone come fosse carne, dando origine a piccole e grandi sculture in cui la perfezione di dettagli è assolutamente maniacale.

Non interessa, però, ai Santissimi, l’iperrealismo fine a sé stesso, né la volontà di stupire, quanto piuttosto la possibilità di abbracciare fedelmente la varietà e la complessità dell’essere umano, attingendo a suggestioni che provengono dalla filosofia, dalla letteratura, dalla storia naturale, portando a sintesi pensiero e fisicità. Fondamentale il riferimento a Carmelo Bene, considerato padre ideale. I soggetti delle sculture sono uomini, donne e bambini colti in un preciso momento: quello del passaggio tra la vita e la morte. “Corpi immobili eppure mai definitivamente statici – scrive nelle note introduttive alla mostra Simona Campus – come se fossero in transizione da una dimensione ad un’altra; come sorpresi in un’azione non ancora conclusa, quasi impreparati al mistero della fine; come se qualcosa potesse ancora accadere. Per questo la materia plastica sembra racchiudere e serbare la memoria di un’attitudine performativa”.

Muovendosi all’interno dell’esposizione, il visitatore si ritrova immerso in un’esperienza affascinante e perturbante allo stesso tempo, rapito dalle inquietudini, ma anche dalla misteriosa, straordinaria bellezza dell’esistenza. Il percorso si snoda a partire dall’installazione In Vivo – in cui la relazione tra la figura femminile e quella maschile ha bisogno del nostro intervento per essere attivata – e prosegue con i grandi quadri di Requiem (Memento mori), ispirati alle foto che alla fine dell’Ottocento ritraevano le persone nei primi attimi dopo la loro morte. Épave, che in Francese significa relitto, occupa una sala dedicata, pressoché al centro dell’esposizione: un organismo che si scompone, che perde il proprio equilibrio diventa constatazione che non può essere evitata e non lascia scampo. La constatazione che tutti, senza distinzione, prima o poi si è reietti. Quanto i Santissimi ci costringono a fare è ripensare il modo di guardare a noi stessi e agli altri, di riconoscerci in quelle che chiamiamo anomalie, riconsiderando profondamente la nostra comune umanità. Su una strada che progressivamente abbandona la figura, Omnis, inno alla fisiologia, introduce alle opere più recenti, fino al climax di Mom: i corpi lasciano spazio all’informe, ad un nucleo compresso di materia ed energia; ad una maternità che, come tutte le maternità, prelude ad un nuovo inizio.Durante il periodo della mostra sarà realizzata una nuova grande installazione sulla facciata dell’EXMA, una produzione originale appositamente concepita per interpretare l’identità e la storia del luogo, instaurando un dialogo – anticonvenzionale – con la città.

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