Identità Nuragiche

“Identità Nuragiche” tra Bitti e Dorgali

Fino al prossimo autunno tra Bitti e Dorgali va in scena il progetto “Identità Nuragiche”, organizzato dalla Coperativa Forma e Poesia nel Jazz

Andrà in scena tra Bitti e Dorgali fino al prossimo 4 ottobre il progetto “Identità Nuragiche”, il cui articolato programma prevede concerti, spettacoli e laboratori sviluppati con l’obiettivo di valorizzare i siti nuragici Serra Orrios, nell’altopiano del Gollei a Dorgali e il complesso di Romanzesu a Bitti, luoghi che faranno da scenario alle attività proposte.

Il progetto, che ha vissuto la sua anteprima lo scorso 29 giugno a Dorgali con la rappresentazione dello spettacolo “La Vedova Scalza” a cura di Theandric Teatro Nonviolento, è organizzato dalla Cooperativa Forma e Poesia nel Jazz con la direzione artistica di Nicola Spiga, e prevede un ricco programma di attività che coinvolgeranno artisti del calibro di Fabrizio Bosso, Gavino Murgia, i Tenores di Bitti, Antonello Salis e Sandro Satta, Simonetta Soro, Mauro Palmas, il Cuncordu e Tenore di Orosei e la Compagnia Teandric Teatro Nonviolento, tra gli altri.

Per info su biglietti e abbonamenti scrivere alla mail info@formaepoesianeljazz.it, visitare la pagina sul sito del progetto o consultare il sito www.boxol.it

Identità Nuragiche è finanziato con i fondi POR FESR Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 (Bando Culture Lab). L’organizzazione è a cura della cooperativa Forma e Poesia nel Jazz, in collaborazione con il Comune di Dorgali e il Comune di Bitti, con le cooperative Istelai e GhivineTheandric Teatro Nonviolento e con l’importante supporto della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.

IL PROGRAMMA – Dopo il successo a Dorgali nell’anteprima che ha visto esibirsi al Cineteatro Comunale la Compagnia Theandric Teatro Nonviolento con lo spettacolo La Vedova Scalza (basato sul romanzo di Salvatore Niffoi), con la regia di Maria Virginia Siriu, Identità Nuragiche entrerà nel vivo venerdì 6 luglioalle 19.30 presso il sito di Serra Orrios a Dorgali e il giorno dopo (sabato 7, ore 19.30) presso il complesso di Romanzesu a Bitti con lo spettacolo dellaCompagnia Flamenca Yolanda Osuna. La Talentuosa ballerina di Cordoba si presenta con un cuadro flamenco classico, al ballo Felipe Mato, altro talentuoso artista di Siviglia, al canto uno dei nomi più importanti, Jesus Corbacho, e alla chitarra Pedro Sanchez. Classe 1981, Yolanda Osuna ha avuto maestri del calibro di Javier Latorre, Matilde Coral, Milagros Mengíbar, El Mimbre, Blanca del Rey, Rocío Molina, Pastora Galván, Manuela Carrasco, Antonio Canales, La Farruca, Faraona, La Lupi. Nel suo curriculum tante collaborazioni ed esibizioni con artisti come Miguel Poveda, Mayte Martín, Arcángel, Esperanza Fernández, Mariana Cornejo, Terremoto de Jerez, Miguel Ángel Cortés, El Pele, Manuel Silveria, Antonio Reyes, El Cabrero, Juan Villar, Juana la del Revuelo, Curro Malena, Chaquetón, Chocolate e con le compagnie di Inmaculada Aguilar, Javier Latorre, Paco Peña, la Compañía Flamenca de Córdoba, oltre che spettacoli propri. La bacheca della bailadora di Cordoba, che ha calcato i palchi di teatri prestigiosi come il Teatro Real di Madrid, la Catedrale del Cante a La Union, il Teatro Lope de Vega di Siviglia, conta diversi riconoscimenti e allori come il primo premio “Antonio Hidalgo” al Concurso Nacional de Fandangos di Lucena (nel 2000), al “Jóvenes Flamencos” organizzato dalla Diputación Provincial di Cordoba (nel 2001) e alla Perla de Cádiz, e due secondi premi (nel 2007 e nel 2014) al Festival Internacional del Cante de las Minas di La Unión.

Sabato 14 luglio alle 20 Bitti, presso il Teatro – Museo Arte contadina e del canto a Tenore la compagnia Theandric Teatro Nonviolento riproporrà“La Vedova Scalza” spettacolo teatrale tratto dall’omonimo romanzo di Salvatore Niffoi (vincitore del Premio Campiello 2006).  In scena, per l’occasione, andranno gli attori Carla Orrù, Marco Secchi, Giovanni Trudu e Andrea Vargiu con la regia di Maria Virginia Siriu. Nel corso della rappresentazione gli spettatori vengono accompagnati lungo un percorso catartico che dalla cieca violenza sfocia nel suo razionale rifiuto. La vendetta, la sopraffazione, l’onore da lavare col sangue sono gli ingombranti concetti che vengono messi in dubbio. L’ambientazione è quella della Barbagia degli anni ’30, popolata di piccoli paesi in cui la vita è regolata dai podestà fascisti e dalle leggi non scritte della società tradizionale. La violenza è ovunque: nello strapotere fascista, nelle angherie delle forze dell’ordine, nel sistema di usi e consuetudini che fossilizza i membri della società in una serie di ruoli prescritti e azioni comandate. La donna ne fa parte in quanto essere quasi annichilito: dedita alla vita rurale, è destinata solo alla preghiera e alla procreazione. La protagonista, Mintonia, appare da subito come il personaggio adatto a rompere questo circolo vizioso. Al contrario delle donne del suo paese, Mintonia si istruisce, legge Grazia Deledda e Tolstoj, è recalcitrante all’idea di subire dei soprusi senza proferir parola. Sceglie, quindi, da sé il proprio marito (Micheddu), a dispetto della contrarietà dell’intero paese che lo guarda con sdegno a causa del suo carattere ribelle. Lui, come Mintonia, non ama sottomettersi al potere, e presto finisce nel mirino del brigadier Centini. Il concatenarsi degli eventi costringe Micheddu alla latitanza, culminando nella sua uccisione, smembrato orribilmente. Rimasta sola con un figlio da crescere, Mintonia brucia dal desiderio di vendicarsi uccidendo il mandante, Centini. Riesce a introdursi nella casa del brigadiere e, dopo averlo sedotto, lo accoltella a morte. Subito dopo, scappa in Argentina. Mintonia, seppur colpevole, diventa il motore del cambiamento: accortasi di essere rimasta incinta di Centini, decide di tenere il bambino. Cresce dunque i suoi due figli, l’uno del marito vendicato, l’altro del mandante ucciso, come fratelli. La vendetta non ha più senso, il peso del rimorso è un prezzo troppo caro da pagare: il perdono rappresenta l’unica via di fuga dalla spirale di sangue. Mintonia si sporca le mani di sangue, ma si redime, dando la vita dopo averla levata. La dispensatrice di morte che si converte alla vita, usando l’empatia e l’intelligenza.

Mercoledì 18 luglio alle 19.30 la compagnia Theandric Teatro Nonviolento sarà ancora al centro di “Identità Nuragiche” nel complesso di Romanzesu a Bitti, dove proporrà lo spettacolo “Antigone on Antigone”, opera originale che affonda le sue radici nella tragedia classica di Sofocle. Questa nuova versione vede in scena una sola attrice, l’officiante che celebra il rito, ma il ruolo della maschera viene mantenuto e implementato. Sullo sfondo, le maschere dei diversi personaggi pendono dall’albero della vita, e vengono indossate via via dall’attrice per interpretare tutti i personaggi. Anche il pubblico sarà invitato a partecipare al gioco della mimesi: i conflitti dei personaggi vengono condivisi nelle loro estreme conseguenze tragiche. Gli spettatori vivranno in prima persona l’evoluzione del conflitto, dalla rigidità delle posizioni contrapposte allo scioglimento dell’intreccio, alla scoperta creativa delle infinite possibilità risolutive che le relazioni umane offrono. Il pubblico non vede Antigone, Creonte, Emone, Tiresia, il pubblico sarà chiamato a incarnare tutti loro. In Antigone on Antigone non esiste una realtà manichea, abitata da buoni e cattivi. La maschera diventa strumento di conoscenza: indagare le ragioni degli altri è la chiave di risoluzione dei conflitti. Chi porta il viso di Creonte si fa portatore delle sue ragioni di re, tutore dell’ordine contro l’anarchia. Chi rappresenta Emone comprende le ragioni del padre, ma considera ingiusta la condanna di Antigone. Alla base della tragedia c’è l’inflessibilità di Creonte, che rende impossibile dialogarvi. La rappresentazione verrà replicata venerdì 20 luglio presso il sito di Serra Orrios a Dorgali.

Il grande jazz made in Sardinia sarà invece protagonista domenica 29 luglio (ore 19.30) nel complesso di Romanzesu a Bitti, luogo in cui avverrà l’incontro tra il fisarmonicista Antonello Salis e il sassofonista Sandro Satta, due tra i musicisti sardi più rilevanti nella storia musicale isolana. Figura di primo piano nel panorama jazzistico europeo e da decenni punta di diamante del jazz italiano, Salis è un assoluto innovatore e improvvisatore alla costante ricerca di nuove sonorità e accostamenti cromatici. Al suo attivo vanta collaborazioni con alcuni tra i musicisti più importanti del panorama internazionale tra i quali Lester Bowie, Don Cherry, Don Pullen, Pat Metheny, Nana Vasconcelos, Han Bennink, Enrico Rava e Paolo Fresu. Sandro  Satta è un musicista solido e creativo che fa dell’improvvisazione la sua caratteristica predominante, spingendosi sovente a suonare un jazz d‘avanguardia e di ricerca. Tra le svariate collaborazioni, vanta quelle con Don Cherry, Don Moye, Lester Bowie, Don Pullen, Billy Cobham, Gary Bartz e tanti altri.

Lo stesso luogo, venerdì 3 agosto (ore 19.30), ospiterà la rappresentazione MedeAssolo (dalla tragedia di Lucio Annio Seneca) a cura di Bam Teatro con al centro l’attrice Valentina Banci, le scene di Lorenzo Banci e le musiche di Arturo Annecchino. Medea, che nasce dalla traduzione di Seneca, si arricchisce della modernità a cui la consacra Heiner Muller e degli innesti mitteleuropei nell’adattamento e riscrittura che ne fa Paolo Magelli, declinando la partitura per voce sola. Il tradimento e la guerra, la difficoltà a sentirsi parte di qualcosa, di una comunità, di una famiglia e l’orizzonte piatto ed inquietante, senza segni, che sembra spalancarsi inesorabile davanti agli occhi di Medea: sono questi stessi temi a ben pensare la traccia della inquietudine del nostro presente? Dunque, riproporre Medea, protagonista del Teatro fin dal 431 AC, come se non fossero bastate così tante epoche e tentativi a raccontarla, riscriverla oggi sulla scena ha più significato che mai. Medea è un personaggio che insegue e fa interrogare perché -pure in un vuoto ed una disperazione desolante- prova ad essere se stessa, a infrangersi contro la sua autenticità e a dispetto di tutto, a viversi, seppure nel dolore. Rilancia con la sua identità di straniera, “barbara della Colchide” il concetto di straniero e la sua inclusione, professa l’amore eppure raggiunge l’abisso del gesto amoroso. Percorre tutto Medea, cerca continuamente una strada, compensa a suo modo, come può, si lascia vivere sapendo in fondo che la lotta è essa stessa vita. Il perimetro familiare diventa platea delle guerre e delle esplosioni dei rapporti umani: chi non ci ha pensato mai, almeno una volta?

Tra jazz e tradizione si muoverà l’appuntamento di venerdì 17 agosto alle 19.30 nel complesso di Romanzesu a Bitti. L’eclettico sassofonista e polistrumentista nuorese Gavino Murgia, sempre sul confine tra sperimentazione e tradizione, presenterà un progetto originale nel quale incontrerà, insieme a una formazione di musicisti appositamente selezionata per l’occasione, una delle formazioni di Canto a Tenore di Bitti. Il Canto a Tenore è nelle corde di Gavino Murgia, che l’ha studiato e praticato fin dall’adolescenza nel ruolo di Bassu, affiancandolo allo studio tradizionale delle Launeddas. Al sax soprano e tenore affianca anche il sax Baritono, Flauti e Duduk. Il musicista sardo ha suonato e registrato, tra gli altri, con Rabih Abou Kalil, Bobby McFerrin, Michel Godard, G.Trovesi, Mino Cinelu, Nguyen Le, Antonello Salis, Mal Waldron, Djivan Gasparian, Araik Bakhtckian, Salvatore Bonafede, Pietro Tonolo, Paolo Fresu, Famoudou Don Moye, Roswell Rudd, Sainko Namtcylak, Danilo Rea, Babà Sissokò, Badara Seck, Al di Meola, Mauro Ottolini, Hamid Drake, Franck Tortiller, Luigi Cinque, Mauro Pagani, Gianna Nannini, Massimo Ranieri, Andrea Parodi, Vinicio Capossela, Piero Pelù, Piero Marras, Bertas, Tazenda, Luigi Lai, Majid Bekkas tra i tanti. Inoltre con vari gruppi italiani e stranieri ha suonato nei principali jazz festival italiani europei ed extraeuropei, tra gli altri in Francia, Finlandia, Norvegia, Svezia, Portogallo, Inghilterra, Germania, Spagna, Belgio, Austria, Polonia, Turkia, Marocco, Sud Africa, Cuba, Yemen, Pakistan, USA e Russia.

Il giorno dopo, sabato 18 agosto, alle 19.30 presso il sito di Serra Orrios a Dorgali protagonisti saranno la cantante e attrice Simonetta Soro, accompagnata dalla mandola di Mauro Palmas e dal gruppo Tenore e Cuncordu di Orosei con lo spettacolo “Persiane Azzurre”. Il canto a tenore rappresenta la forma ancestrale della relazione tra musica e poesia. I suoni della natura tradotti in forma musicale all’origine e successivamente l’incontro con il logos. La parola, e più specificamente la parola poetica, trova in questo progetto una perfetta unione con la natura e si fa poi ritmo e suono. Questa dimensione arcaica, primigenia e potente si può confrontare con le dimensioni contemporanee della poesia e della musica sarda? E queste dimensioni sono altrettanto potenti? Ed è possibile per queste forme che esprimono la contemporaneità stabilire una relazione con le proprie origini? A questi interrogativi proveranno a rispondere gli artisti attraverso questo nuovo progetto, nato da una idea di Simonetta Soro, che mette a confronto diretto il canto poetico più antico, immutabile della nostra terra, e le voci di autori viventi, che esprimono la complessità e le sfaccettature del mondo attuale attraverso la poesia e la musica. Un confronto che ci porta in una direzione inattesa: perché se da un lato conosciamo il carattere  granitico della tradizione, sappiamo anche che la sua longevità risiede proprio nella capacità di aprirsi verso nuovi contenuti. Cosi come la sfida della contemporaneità non è solo elaborazione ed espressione del nuovo, ma costante ricerca e confronto con le tracce della memoria dimenticata. Il ponte che stabilisce una relazione di continuità all’interno del progetto, tra suoni antichi e nuove parole, è rappresentato dalla musica, capace di mantener viva la tradizione facendola evolvere attraverso un legame autentico e non folclorico con le proprie radici. E avere un legame autentico con le proprie radici è prima di tutto consapevolezza della delicatissima dinamica che intreccia costantemente passato e presente. Memoria e visione del futuro.

Domenica 20 agosto alle 19.30 arriverà in Sardegna uno dei trombettisti più stimati nel panorama internazionale: nella cornice del sito di Serra Orrios aDorgali si esibirà in concerto il torinese Fabrizio Bosso, per l’occasione affiancato dal fisarmonicista Luciano Biondini. Face to Face, faccia a faccia, è il titolo del primo lavoro discografico in duo di Bosso e Biondini. Il progetto si muove tra i richiami all’estetica del jazz, la libera improvvisazione e le influenze mediterranee. Il poliedrico trombettista piemontese incontra il tocco maturo e misurato del fisarmonicista di Spoleto in un dialogo fatto di reciproco ascolto e profonda empatia. La forza e il pathos di cui sono pieni i rispettivi temperamenti musicali qualificano un progetto di grande fattura. Un dialogo tra pari, in cui non emerge una leadership, ma un interplay sempre funzionale all’espressione compiuta del discorso musicale. Fisarmonicista misurato e dal tocco impeccabile, Biondini è dotato del linguaggio maturo proprio di chi possiede una profonda conoscenza della tradizione jazzistica moderna e un revisionismo storico tutto personale. Bosso, trombettista poliedrico e sfaccettato, anche lui giunto a una pregevole intensità artistica, lo asseconda in questa ricerca, tra le irruenze e le delicate alchimie di cui è intriso il suo suono. La forza e il pathos di cui sono pieni i rispettivi temperamenti musicali qualificano un disco di grande fattura. Da sempre animati da vicendevole ammirazione, i due musicisti coltivavano da tempo l’idea di un progetto comune, cominciato a delinearsi nel 2010 in occasione di un concerto a Bolzano, dov’erano entrambi ospiti della cantante israeliana Noa. Da quell’incontro è nata l’idea di una collaborazione stabile, che ha trovato ispirazione nel vissuto di entrambi musicisti: brani già nel repertorio di Bosso, altri a firma di Biondini, standard e pezzi improvvisati ma sempre con strutture riconoscibili dal punto di vista melodico. La condivisione di un ampio spettro di riferimenti stilistici, dalla tradizione boppistica a quella mediterranea, la naturale inclinazione verso la libera improvvisazione e la profonda adesione alla formula del duo, rendono questo incontro musicale un fertile e coinvolgente momento di scambio.

A chiudere il ricco programma di Identità Nuragiche ci penserà la compagnia Theandric Teatro Nonviolento con lo spettacolo Shardana. Lo spettacolo itineranteShardana è una produzione “modulare” che prevede l’utilizzo delle tecniche del teatro sensorial e un’immersione nella fisicità degli spazi visitati, oltre a percorsi di indutainment. Lo scopo è quello di consentire una conoscenza più approfondita della cultura nuragica con la ricostruzione dei riti e  della vita quotidiana degli abitanti. La drammaturgia si sviluppa attorno al tema della crisi della società nuragica, costretta a cambiare il suo modello orizzontale e armonico a causa del sovrappopolamento, aprendosi all’esplorazione di altre terre nel bacino del Mediterraneo. Attraverso azioni rituali e narrazioni, gli spettatori partecipano in prima persona allo spettacolo interattivo, sotto la guida dei tre attori, officianti dei riti. Sono previste diverse tappe, disseminate lungo il percorso dei siti archeologici Romanzesu (Bitti) e Serra Orrios (Dorgali). Ogni tappa ha una propria specificità, legata alle caratteristiche del sito che ospita la messa in scena e dei suoi diversi ambienti: al santuario Romanzesu viene riportato in vita il mondo rituale dei nuragici; al centro della tappa di Serra Orrios, composto da unità abitative, vi sono le scene di vita quotidiana. La regia di Maria Virginia Siriu è affiancata da una partitura musicale sperimentale a cura di Gavino Murgia, mentre i costumi degli Shardana sono basati sulle ricostruizioni a opera dell’Associazione Tzur, con la consulenza di Angela Demontis, curatrice della mostra “Il popolo di bronzo”. Gli appuntamenti con Shardana saranno il 25 e 30 agosto alle 19.30 presso il complesso di Romanzesu a Bitti (i giorni 1 e 2 ottobre verrà replicato nello stesso luogo come matinée per le scuole) e l’1 e 6 settembre alle 18.30 presso il sito di Serra Orrios a Dorgali (i giorni 3 e 4 ottobre verrà replicato nello stesso luogo come matinée per le scuole).

About Simone Cavagnino

Giornalista, autore e conduttore. Dopo la maturità scientifica, compie studi giuridici e si occupa di giornalismo musicale. Ha collaborato con l'emittente televisiva Infochannel Tv Sardinia, con magazine nazionali e quotidiani regionali. Ha curato il documentario "La memoria del suono" dedicato alla figura dell'artista sardo Pinuccio Sciola. È del giugno 2018 il suo primo libro dal titolo "Sardegna, Jazz e dintorni" edito da Aipsa Edizioni, scritto in collaborazione con il giornalista Claudio Loi. È esperto di produzioni audio, video, social media e collabora con numerosi festival culturali regionali. Dal 2020 cura progetti legati alla comunicazione istituzionale.

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