Casa Manno e Fondazione di ricerca “Giuseppe Siotto” presentano Open Lights, personale di Marcello Simeone, cura di Simona Campus. Interactive designer, Giulio Lai.
L’evento, con ingresso gratuito, si terrà venerdì 31 agosto a partire dalle ore 19. La mostra di Marcello Simeone sarà visitabile fino al 28 settembre nei giorni di venerdì, sabato, domenica e lunedì, dalle ore 16.00 alle ore 20.00.
Con il patrocinio della Società Dante Alighieri – Comitato di Alghero.
“C’è un tema, più di ogni altro, particolarmente caro all’artista Marcello Simeone. È il tema dell’intreccio, della mescolanza, della contaminazione, tra materiali, tradizioni, culture. Dall’intreccio, dalla mescolanza, dalla contaminazione nasce l’innovazione, qualcosa che sembrava impossibile e invece diventa forma, realtà capace di stupire perché accoglie le differenze, come un valore prezioso. Da tempo, ormai, Simeone ha scoperto e dichiarato il suo amore per la lana, elemento profondamente radicato nell’identità dei Sardi, legato alla storia e alle origini, quasi magiche, della tessitura. Ma la lana, come tutta la tradizione, si apre nel suo lavoro a nuovi orizzonti, la conoscenza e la reinterpretazione di tecniche millenarie non escludono affatto, al contario rafforzano, le riflessioni sul presente e sul processo creativo. La lana incontra così altri materiali, di cui Simeone, che cura personalmente la realizzazione di ogni sua opera, sa cogliere il valore estetico, anche dei più inaspettati, per esempio i copertoni di bicicletta ormai logori, inutili alla propria funzione; e li intreccia anch’essi, rigorosamente a mano, ottenendo fregi simili a bassorilievi, che richiamano i motivi dell’intaglio ligneo alla “sardesca”. Tra il bianco naturale della lana e il nero intenso dei copertoni riverberano frammenti di vetro, che intravediamo attraverso il continuo e ricercato alternarsi dei pieni e dei vuoti, memori delle conquiste dello spazialismo; il vetro è quello di Murano, l’isola veneziana cui Simeone è profondamente legato, e dove continuamente si reca, sulle tracce di antichi maestri, di un’altra tradizione, che per lui si unisce indissolubilmente a quella sarda. E si unisce, con eguale forza, alle sperimentazioni del contemporaneo, che a Venezia, nella Biennale, trovano imprescindibile riferimento. Troppo spesso destinato a oggetti d’uso quotidiano o complementi d’arredo, con Simeone il vetro riacquista dunque libertà espressiva, diventando centro, cuore pulsante di opere che affrontano strenuamente la ricerca di un’armonia possibile. Come fa la musica. La musica che per l’artista – pianista di formazione – è punto di partenza e costante punto d’approdo. In alcune di queste opere, la musica diventa, letteralmente, luce che vibra dai e sui colori, grazie agli algoritmi sviluppati dallo stesso Simeone e agli impulsi emanati da un software appositamente progettato dall’interactive designer Giulio Lai. L’immateriale nei materiali. La perfezione nell’imperfezione. È, in fondo, l’eterna dialettica della vita e dell’arte, un modo per provare a comprendere questo nostro mondo, che talvolta ci appare aperto, illuminato da affascinanti spettri cromatici, mentre altre volte sembra essere incomprensibilmente chiuso, sul filo di un equilibrio sempre instabile, disallineato, precario”. Simona Campus