Naufragio costa concordia, pubblicati su una rivista internazionale i risultati delle ricerche svolte dall’università di cagliari durante le operazioni di recupero della nave all’isola del giglio
Sono stati pubblicati nei giorni scorsi sulla prestigiosa rivista internazionale “Marine Pollution Bulletin” i risultati della prima parte del monitoraggio dei contaminanti chimici emergenti e prioritari in forma biodisponibile rilasciati nell’area dell’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, effettuato dal gruppo coordinato da Marco Schintu, docente del Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica dell’Università di Cagliari.
L’articolo, dal titolo “Passive sampling monitoring of PAHs and trace metals in seawater during the salvaging of the Costa Concordia wreck (Parbuckling Project)”, porta la firma di Marco Schintu, Alessandra Marrucci, Barbara Marras, Marco Atzori, David Pellegrini.
Si tratta del compito affidato dall’ISPRA (l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) – subito dopo il naufragio della nave all’isola del Giglio (gennaio 2012) – al team guidato dal docente cagliaritano, che da anni si distingue nel settore. “Non ci sono stati macroscopici fenomeni di inquinamento – spiega il prof. Schintu – ma tuttavia Il lavoro ha permesso di dimostrare che le sostanze trovate, pur sempre sotto i limiti di concentrazione fissati dalla legislazione, più che al relitto erano da attribuirsi all’attività del cantiere”.
L’indagine, eseguita con tecniche di campionamento passivo, si è affiancata a quella condotta dagli enti istituzionali con i metodi ufficiali. Il monitoraggio è durato fino al termine delle operazioni ed è stato esteso anche al viaggio di trasferimento della nave a Genova, finendo per fornire indicazioni importanti sui livelli di inquinamento e sulle sorgenti di contaminazione nell’area, in particolare sull’influenza dell’imponente cantiere allestito per il recupero della nave.
A tutt’oggi il monitoraggio effettuato al Giglio dall’Università di Cagliari con il campionamento passivo è il più vasto e importante finora condotto in ambito internazionale e testimonia dell’importanza dei risultati raggiunti dal gruppo del prof. Schintu in questo campo.