Autunno 2018, arriva, puntuale, la Stagione di Teatro La Vetreria, organizzata come sempre sul palco del centro culturale di Pirri da Cada Die Teatro, sotto la direzione artistica di Giancarlo Biffi.
Un cartellone che, dal 19 ottobre al 9 dicembre, propone novità assolute (due prime nazionali) insieme a produzioni significative della storica compagnia cagliaritana e un festival (Transistor) fatto di incontri, spettacoli, concerti, installazioni, laboratori. Siparte venerdì19 alla Vetreria di Pirri (il teatro che ospiterà quasi tutta la stagione),alle 21,conuno spettacolo che trae ispirazione da, e dedicato a, un’iconadella storia, non solo sportiva, di Cagliari e dell’interaSardegna: RIVALUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO.Una primanazionale (replicheanche il 20 e 21 ottobre, sempre alle 21, poi il primo e il 2dicembre), die conAlessandroLay, prodotta da Cada Die Teatro (le luci sono diGiovanniSchirru, il suono di MatteoSanna, le scene di MarioMadeddu, Marilena Pittiu, Matteo Sanna, Giovanni Schirru).
“Nel1970, quando il Cagliari divenne campione d’Italia, io avevo 8 anni”,scrivenelle note di presentazione Alessandro Lay.“Non ricordo molto dello scudetto, ma ricordo come era la città,come ci vestivamo, come ci appendevamo ai tram per non pagare,l’album della Panini e le partite ‘a figurine’ sui gradini dellascuola elementare. Ricordo il medagliere, con i profili dei giocatoridel Cagliari sulle monete di finto, fintissimo oro da collezionare.Ericordo vagamente un ragazzo schivo, a volte sorridente, che guardavasempre da un’altra parte quando lo intervistavano. Un ragazzo chepuntava i pugni in terra e si faceva tutto il campo correndo ognivolta che segnava un gol…”.
PierPaolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva: “Checos’è una lingua? ‘Un sistema di segni’, risponde, nel modo oggipiù esatto, un semiologo. Il gioco del football è un ‘sistema disegni’; è, cioè, una lingua, sia pure non verbale. La sintassi siesprime nella ‘partita’, che è un vero e proprio discorsodrammatico. Ci può essere un calcio come linguaggio fondamentalmenteprosastico e un calcio come linguaggio fondamentalmente poetico. Perspiegarmi darò alcuni esempi: Bulgarelli gioca un calcio in prosa:egli è un ‘prosatore realista’; Riva gioca un calcio in poesia:egli è un ‘poeta realista’”.
Si prosegue domenica 28 ottobre,alle 18, con STORIE METICCE, di e con Alessandro Mascia (hanno collaborato al testo Francesca Caminoli, Davide Madeddu e Mario Madeddu, le musiche sono curate da Alessandro Ligas, Davide Madeddu e Nicola Spanu, una produzione Cada Die Teatro). Il progetto teatrale ha preso le mosse dal libro di Francesca Caminoli “Perché non mi dai un bacio?”, sull’avventura umana di Zelinda Roccia e dell’Associazione Los Quinchos, che opera in Nicaragua per aiutare i bambini di strada di quel territorio.
“Mentre lo rileggevo – spiega Alessandro Mascia – mi ritornavano costantemente in mente le immagini dei bambini da me conosciuti nel 2016, in Grecia, nel campo profughi di Kara Tepe… Quelle immagini a loro volta mi hanno fatto ricordare di altri bambini e bambine, della mia vita, come in un rimbalzo di emozioni che dentro di me si erano casualmente messe in contatto, avvicinate perché simili”.
Da qui il desiderio, e l’esigenza, di raccontare e mischiare “storie meticce” di varie parti del mondo. Cosa abbiamo fatto noi adulti o non abbiamo fatto per il futuro dei nostri figli? Ecco il quesito che emerge. In “Storie meticce” si ricercano e confrontano storie di ordinaria violenza o solitudine, determinate da un’umanità che si è voltata dall’altra parte, con storie di ordinaria bellezza di altre umanità, che alla violenza e alla solitudine hanno risposto con la “passione umana” e l’impegno civile.
Un’altra
prima
nazionale
è in programma venerdì
9
novembre:
al Teatro
Massimo
di Cagliari, alle 21, va in scena ECUBA,
ULTIMO ATTO. Per
un girotondo sulle macerie del mondo,
di
Giancarlo
Biffi, che cura regia e scene, una produzione Cada
Die Teatro
in collaborazione con Sardegna
Teatro (repliche sabato
10,
sempre alle 21, e domenica
11,
alle 19).
Lo
spettacolo, che rientra nel cartellone di 10 Nodi – i festival
d’autunno a Cagliari, vede protagonisti Chiara
Aru, Lia Careddu, Marta Proietti Orzella, Carla Stara e
Alessandro Mascia, che ha collaborato anche alla drammaturgia
(direzione
tecnica: Giovanni
Schirru;
disegno
luci: Emiliano
Biffi;
sonorizzazione:
Matteo
Sanna;
costumi:
Marco
Nateri;
realizzazione
elementi scenografici: Marilena
Pittiu e Mario Madeddu;
movimenti
scenici: Ornella
D’Agostino).
“’Quando
un bimbo perde i genitori lo chiamano orfano; quando una moglie perde
il marito, vedova. Ma qual è il nome da dare a me: una madre,
quando la sventura le porta via i figli?’
C’è sempre
qualcosa di superiore a cui ambire e per cui si deve sopraffare
l’altro”,
scrive Giancarlo Biffi nella presentazione dello spettacolo. Ecuba,
moglie di Priamo, regina di Troia, la madre di Ettore, Paride,
Cassandra, Polissena, Creusa (moglie di Enea), solo per citare alcuni
fra i più famosi dei suoi figli, “donna
prima di tutto politica, cerca una via nella notte. S’interroga e
ci interroga ma la ruota gira sempre in quel verso: non si vince mai
e si perde quasi sempre. Ecuba lo sa, così come lo sanno le sue
figlie. Cassandra vede quello che tutti possono vedere, sta nelle
cose. Polissena è troppo libera, non può essere schiava, per questo
dovrà essere sacrificata. Un capro espiatorio è necessario per
andare avanti, per ricominciare”.
RAPTUS. Dal mito greco al femminicidio, è il titolo dello spettacolo che sarà in Vetreria il 17 novembre, alle 21, e il 18, alle 18. In scena ancora una produzione di Cada Die Teatro,di e con Rossella Dassu, regia di Alessandro Lay, che ha collaborato anche alla drammaturgia (voce fuori campo: Francesca Mazza; disegno luci, audio: Giovanni Schirru; elaborazione suono: Matteo Sanna). A essere rappresentato un percorso a ritroso, che permette di identificare le origini storiche e culturali di quei gesti efferati, “erroneamente definiti ‘raptus’, consapevoli del fatto che se si vuole avere una comprensione del presente e delle nevralgie che lo caratterizzano, bisogna ripartire dalle origini”, così nelle note di presentazione. Che proseguono: “… siamo tornati indietro fino al mito greco, quel patrimonio ricchissimo a cui ancora oggi attingono psicologia e psicoanalisi e da cui trae origine il nostro immaginario occidentale, per scoprire che spesso accanto ad eroi dalle gesta gloriose si alternano figure femminili subalterne, spesso puramente a servizio dei protagonisti maschili, talvolta da questi tradite e abbandonate, talvolta spinte all’azione dall’orgoglio e definite di conseguenza come pericolose ed efferate criminali. Non sorprende del resto che tutto ciò che ci è stato tramandato dall’antica Grecia si sia conservato grazie alla preziosa mediazione di autori rigorosamente uomini”. E così viene data voce ad alcune di quelle donne e ad alcuni di quegli uomini, “immaginandoli protagonisti di un processo in cui imputati e vittime alternano la loro versione dei fatti per concludere con l’intervento di un coro/giudice che più che giudicare tenta di comprendere, consci del fatto che risieda nella comprensione l’unica possibile giustizia, se di giustizia si può mai parlare”.
Il 24, alle 21, e il 25 novembre, alle 18, ritorna sul palcoscenico del teatro La Vetreria CIELO NERO di Francesco Niccolini e Pierpaolo Piludu, con lo stesso Piludu, la regia di Mauro Mou, la collaborazione alla messa in scena a cura di Alessandro Mascia, Mario Madeddu, Marilena Pittiu e Silvestro Ziccardi (voci bimbi registrate: Luca Pisano e Ousseynou Seck; disegno luci: Giovanni Schirru; sonorizzazione: Matteo Sanna; una produzione di Cada Die Teatro).
Il lavoro ripercorre la vita di Efisio e Antioco, due gemelli di Stampace che vissero durante il fascismo. Protagonisti di una storia più grande di loro, sono testimoni della follia della guerra e della distruzione della città di Cagliari. “Un viaggio lungo venticinque anni, dove si torna da una guerra e si parte per un’altra, ci si innamora e si fa a botte, si gioca, si ride e si fa l’amore: insomma si diventa adulti, si soffre di gelosia e solitudine, si seppelliscono i propri cari e una città bellissima e amata diventa un cumulo di macerie”, spiegano gli autori. “Efisio e Antioco Mereu sono gemelli, due gemelli che più gemelli di così non si può. Eppure sono diversissimi, nei pensieri e nei destini: il primo è indifferente al fascismo che si avvicina, il secondo è anarchico e antifascista nell’animo e quando scoppia la guerra viene spedito sul fronte peggiore che ci sia, la Russia. Efisio, invece, finisce in Marina, al sicuro, sul lungomare di Cagliari. Fino al ’43, quando i bombardieri americani riducono in polvere buona parte della città”. “Cielo nero” è l’ultima tappa di una ricerca portata avanti dal 2005 da Pierpaolo Piludu e da Cada Die Teatro, in collaborazione con l’Università di Cagliari e l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna, sui bombardamenti su Cagliari del 1943. Da questo paziente lavoro sono nati un video-archivio con i racconti dei testimoni, uno spettacolo teatrale dal titolo “Cagliari 1943. La guerra dentro casa” (con 20 allievi della scuola di Arti Sceniche La Vetreria), un libro (edito da Aipsa) e un documentario prodotto dalla RAI.
Sabato 1 dicembre (alle 21) e domenica 2 (alle 18) verrà riproposto alla Vetreria RIVA LUIGI ‘69 ‘70. CAGLIARI AI DÌ DELLO SCUDETTO, di e con Alessandro Lay.
Il sipario sulla Stagione autunnale di Teatro La Vetreria calerà il 9 dicembre, alle 18, quando ad andare in scena saràBARTLEBY, con Luca Radaelli, che ha curato anche la traduzione (lo spettacolo è tratto dall’omonimo romanzo breve di Melville), regia e scenografie di Renato Sarti (luci e tecnica: Graziano Venturuzzo; musiche Carlo Boccadoro; una produzione Teatro Invito – Teatro della Cooperativa).
Herman
Melville viene considerato uno dei massimi scrittori di tutti i
tempi. Dei suoi romanzi brevi il più particolare e discusso
è “Bartleby,
lo scrivano” (1853),
ritenuto precursore dell’esistenzialismo e della letteratura
dell’assurdo. Ambientato a Wall Street, descrive il contrasto tra
la vita frenetica, incarnata dalla City newyorchese e Bartleby, un
personaggio che si rifiuta di svolgere le mansioni lavorative che il
suo principale gli affida, fino a sviluppare un oscuro mal
di vivere.
Questa opposizione, così radicale, al mondo rampante, votato al
denaro e alla produttività, che lo circonda, viene descritta dal
datore di lavoro, un pacifico avvocato che cura gli interessi di
danarosi clienti ma che prova un senso di compassione nei confronti
di Bartleby.
Il desiderio di affrancarsi dalla schiavitù del
lavoro – e di un lavoro alienato come quello di copista – anche a
costo della sua stessa vita, rende Bartleby un personaggio moderno,
un working
class hero:
un eroe solitario che si batte in modo donchisciottesco
contro il Moloch del capitalismo internazionale.
La
narrazione nello spettacolo corre sul filo dell’ironia, a tratti
diventa persino comica, per arrivare a un sentiero sempre più
stretto e condurre il protagonista sull’orlo di un abisso.
*
Anche quest’anno Cada Die Teatro, in collaborazione con Cultarch, organizza, a partire da giovedì 1 novembre, fino a domenica 4, il festival TRANSISTOR – nuove generazioni e.mo.ti.con (memoria emotiva), parte integrante del festival 10 Nodi. Quattro giorni di incontri, spettacoli, concerti, installazioni, laboratori, incentrati sul tema della memoria delle emozioni, e in cui saranno coinvolti studenti, insegnanti, artisti, musicisti, architetti, creativi, esperti di social network.
Il programma di Transistor verrà presentato in una conferenza stampa apposita.