Serafina Strano rinasce dalle ceneri: dismettere i panni della vittima per combattere la violenza a 360°.
La notte tra il 18 e il 19 settembre 2017, a Trecastagni (CT), una dottoressa catanese veniva aggredita, sequestrata e stuprata da Alfio Cardillo – ora condannato a otto anni di reclusione – durante il servizio di guardia medica che stava prestando. Per Serafina Strano è l’inizio della fine. La fine dei turni di guardia che non svolgerà più, perché non si può e non si deve rischiare la propria incolumità nell’esercizio di un servizio di sanità pubblica, e l’inizio di una campagna, di un impegno di sensibilizzazione che si assumerà personalmente affinché nessuno -né le sue colleghe donne né i suoi colleghi uomini- sia più vittima di violenza.
Venerdì 23 novembre si è svolta a Cagliari, presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Cagliari, una conferenza stampa presieduta dal dott. Raimondo Ibba, al vertice del suddetto Ordine, che ha avuto come ospite d’eccezione proprio la dott.ssa Strano, la quale ha offerto la sua preziosa testimonianza per combattere in prima linea la violenza sulle donne, in occasione della Giornata Internazionale appositamente istituita.
Torna a parlare di sé, la dott.ssa Strano, a denunciare la condizione in cui versano i medici durante le guardie, spesso e volentieri prestate in locali-tuguri privi di qualsiasi sicurezza. I numerosi appelli che la Strano ha avuto modo di lanciare in quest’ultimo anno non hanno purtroppo portato a mutamenti concreti e sostanziali. Ma lei continua, temeraria, a ‘gridare’ le sue ragioni contro le istituzioni e la politica, corresponsabili del vuoto di tutela creato intorno alle figure di professionisti che non possono svolgere il loro lavoro in condizioni che siano almeno sicure, se non proprio ottimali.
«Violenze contro gli operatori sanitari sono all’ordine del giorno» rimarca Ibba, tanto a livello nazionale quanto regionale. In modo particolare sulle donne che esercitano la professione medica. Impossibile non menzionare, a livello locale, il tragico episodio che ha coinvolto la dott.ssa Roberta Zedda, morta assassinata la notte del 3 luglio 2003, a soli 33 anni, da colui che si presentava come suo paziente durante un turno di guardia medica, a Solarussa. Il caso di Roberta Zedda è diventato un precedente tale per cui, in Sardegna, le guardie mediche vengono sempre svolte in presenza di una guardia giurata.
Le due storie sono legate a doppio filo rosso, tanto che la dott.ssa Strano è la prima a ricordare come, durante quella terribile notte di violenza, il suo pensiero fosse più volte andato a Roberta Zedda, temendo di fare la stessa fine. Il “modello Sardo” è quello che Serafina si batte affinché venga recepito anche dalla Regione Sicilia e da tutte le Regioni che ancora non lo applicano. «È necessario riformare il sistema e garantire adeguate forme di protezione, creando dei presidi efficienti ed evitando che i medici rimangano soli, e che dal punto di vista medico-legale vengano esposti a situazioni ai limiti della civiltà» conclude Serafina nel suo intervento presso la sala “Pippo Orrù” dell’Ordine dei Medici di Cagliari in via dei Carroz.
Oggi Serafina Strano non svolge più guardie mediche, ciononostante continua a battersi per i suoi colleghi e colleghe; lavora, a seguito della ricollocazione che le è stata concessa, all’Ufficio Educazione alla Salute dell’Asp 3 di Catania e proprio da lunedì partirà con un progetto contro la violenza che lei e una collega sociologa stanno portando nelle scuole. Una battaglia fatta di testimonianze dirette, per sensibilizzare partendo dalle strutture dispensatrici del sapere, che parimenti vivono tempi bui in fatto di violenza, e per promuovere la partecipazione attiva di tutti: studenti, insegnanti, operatori sanitari e istituzioni. È necessario fare ponte tra le istituzioni perché come lo stesso OMS ha ricordato, oggi il concetto di ‘salute’ è di ampio spettro e va tutelato anche così, combattendo qualsivoglia forma di violenza, perché solo quello di debellarla può essere l’auspicio di una società che si consideri sana.