Dott. Ibba: combattere la violenza a partire dalla scuola per arginare un fenomeno coinvolgente ormai anche il settore sanitario perché generalizzato.
Abbiamo intervistato il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Cagliari, dott. Raimondo Ibba, in occasione della conferenza tenutasi venerdì 23/11 presso la sede ufficiale dell’Ordine, in via dei Carroz a Cagliari, durante la quale è stata ospite la dott.ssa di Trecastagni (CT), Serafina Strano, violentata durante un turno di guardia medica poco più di un anno fa da un uomo, Alfio Cardillo, presentatosi come suo paziente e ora condannato alla pena della reclusione di otto anni.
Obiettivo dell’incontro è affrontare il tema della violenza in tutte le sue declinazioni, con particolare attenzione al settore sanitario, dove forme di violenza fisica e verbale sono purtroppo all’ordine del giorno nei confronti di tutti gli operatori sanitari.
Il primo passo per combatterla, soprattutto quando rivolta alle donne, è innanzitutto portare a galla la gravità del fenomeno per fronteggiare l’abbassamento della guardia che si è registrato, in questi ultimi anni, nei confronti della protezione degli esercenti operazioni di pubblica sanità, costantemente oggetto di violenze non solo di carattere sessuale ma fisiche in generale da parte di coloro che si presentano come pazienti. Il sottrarsi del medico a richieste di farmaci da parte di chi non è legittimato ad assumerli porta spesso al manifestarsi di atteggiamenti sgarbati e offensivi che sono poi l’anticamera di aggressioni e violenze di qualsivoglia natura.
Oggigiorno sono stati predisposti dei corsi di formazione su come atteggiarsi e su come approcciarsi in una situazione di violenza manifesta, «non lezioni di carattere o di taekwondo» sottolinea Ibba, «ma psicologiche, per essere in grado di smorzare l’aggressività o almeno di provarci, e fornire strumenti attraverso i quali si può uscire da una situazione potenzialmente pericolosa».
Viviamo tempi ai limiti del paradosso, dove è necessario predisporre corsi per offrire un po’ di sicurezza in più a chi è esposto a situazioni che superano il limite e mai corsi per cercare di combattere il fenomeno spostando il punto di vista verso chi è l’autore di gesti violenti, con l’obiettivo di prevenire anziché di curare, ma con riguardo al carnefice e non alla vittima.