Leo Pari anima un giovedì sera romano apparentemente anonimo. La sua elettronica si mischia con un cantautorato moderno e senza fronzoli.
Giovedì 29 novembre, quartiere Prenestino a Roma. Siamo in una zona in fase di riqualificazione, un limbo in cui convivono novità artistiche giovani e lo stereotipo del degrado periferico. Da qui si può scorgere il Largo Venue, una delle realtà più efficienti in materia di musica live della capitale. Il protagonista di turno è Leo Pari, nome noto dell’indie italiano. L’artista romano è in scena già da parecchi anni, tra dischi passati immeritatamente in sordina e un successo mai definitivamente sbocciato. Ma sicuramente, il buon Leo, ha qualcosa da dare al pubblico. Si presenta subito come uno showman che ha ben in mente il proprio obiettivo: trasformare un anonimo giovedì di fine novembre in una vera e propria serata. Maglietta arancione sgargiante, occhiali da sole tondi e un deejay pronto a buttar giù basi elettroniche imponenti.
Leo Pari si destreggia per un’ora abbondante sullo stage, mostrandosi un mostro da palcoscenico e ringiovanendo la propria carta d’identità di almeno 15 anni. Balla, canta, gioca e si diverte come se non ci fosse un domani. Un sorso di cocktail tra un brano e l’altro aiuta a mantenere la disinibizione e lo stereotipato legame tra concerto e super alcolici: un evergreen intramontabile dall’effetto assicurato. Il toppeiro (balleto brevettato durante il tour con i Thegiornalisti) ha fatto successo e il pubblico risponde imitando il proprio beniamino.
I testi di Leo Pari ballano sul sottile equilibrio tra moda e contenuto. Una controversa lotta tra apparenza e sostanza, in cui bisogna destreggiarsi con sapienza e incoscienza. Il cantautore riesce a trovare il suo personale equilibrio in questa dimensione fatta di elementi mainstream e contenuti indipendenti. La canzone d’amore viene contaminata da Tinder e dalle serate alcoliche, per fare un giro immenso e tornare al romanticismo di “vorrei dirti ti amo dentro l’ascensore”.
Il pubblico balla, esulta e trova in Leo Pari il cantautore moderno, modaiolo ma non troppo, in grado di farti ballare e di lasciarti anche un messaggio. L’ispirazione di artisti del calibro di Battisti, Vasco Rossi e Franco Califano è evidente, ma questo non può che essere un umile e importante omaggio a un modo di fare musica difficile e passionale: senza fronzoli, senza aver paura della critica e senza pregiudizi. Pari fa la musica che gli piace e questo contribuisce al successo della sua serata.
Da segnalare l’open act affidato a Urbania 78989 e Strade. I primi son giovani e devono ancora giocare nei campi di provincia per iniziare a potersi esprimere nel calcio che conta. I secondi dovrebbero lasciare a riposo i dischi di Vasco Rossi e Ligabue per cercare ispirazione altrove. Giovani e con ancora qualche chilometro da percorrere, ma la sostanza c’è.