Si chiude proprio con un omaggio all’opera dell’artista di Ulassai, che ha ispirato LA CAPRETTA DI MARIA, una nuova produzione di teatro per l’infanzia della storica compagnia
Prima Paskedda Zau, eroina del popolo nei moti nuoresi di Su Connottu nel XIX secolo, poi Paska Devaddis, vittima, probabilmente innocente, di una lunga faida che sconvolse Orgosolo agli inizi del 900, infine Maria Lai, grande maestra d’arte ogliastrina scomparsa nel 2013. Donne forti, ciascuna a suo modo simbolo, tre “ribelli”, alle quali Il Crogiuolo ha voluto dedicare una mini rassegna intitolata, appunto, Trittico delle Ribelli.
Si chiude proprio con un omaggio all’opera dell’artista di Ulassai, che ha ispirato LA CAPRETTA DI MARIA, una nuova produzione di teatro per l’infanzia della storica compagnia – fondata da Mario Faticoni – diretta da Rita Atzeri. Lo spettacolo andrà in scena mercoledì 26 dicembre, alle 17, nella Sala Bancri dello spazio Fucina Teatro, nel centro culturale La Vetreria di Pirri. L’ideazione, l’elaborazione drammaturgica e la regia sono della stessa Atzeri, Marta Gessa, Antonio Luciano, Daniela Vitellaro, con la danzatrice Giulia Cannas, gli interpreti.
“La capretta di Maria” è uno spettacolo pensato per parlare ai più piccoli dell’opera di Maria Lai e permettere loro di fare un viaggio alla scoperta del valore e dei significati dell’arte nella nostra vita”, spiega Rita Atzeri.
Che aggiunge:
“In questo percorso poetico abbiamo fuso alcuni elementi biografici della vita di Maria con la narrazione di alcune fiabe da lei rivisitate. Abbiamo immaginato che la nostra ‘scatola teatrale’, privata dei neri e resa bianca per l’occasione, fosse un teatrino con il quale la stessa Maria, bambina, gioca a far prendere forma alle immagini del suo sguardo che trasforma la realtà”.
Lo spettacolo, fatto di sogni e visioni della durata di quaranta minuti, si apre con Maria Lai bambina, che descrive la nascita in lei del pensiero artistico con l’immagine di un pettine che vela il suo occhio destro di capelli ribelli: un’azione che si specchia nei gesti simmetrici delle attrici in scena. Da qui si dipana, con il tessuto metaforico della danza, che simboleggia l’arte, la narrazione delle fiabe “La capretta”, “Cuore mio”, “Il dio distratto”. Delle installazioni ambientali, site specific, di Maria Lai, Atzeri ha scelto di dare corpo in scena alla sua più nota, “Legarsi alla montagna”.