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Siddùra, il vino del futuro contro i cambiamenti climatici

Una stazione meteo personalizzata e studi sui campi per affrontare i problemi determinati dai cambiamenti climatici nella produzione del vino

Le mani nei campi e gli occhi sullo schermo di un computer. Siddùra viaggia al passo coi tempi, ma soprattutto col tempo, nello specifico quello meteorologico. Il vino del futuro nasce nelle campagne di Luogosanto, grazie alla visione di un’azienda che è stata capace di anticipare i tempi. Il vino del futuro, infatti, deve, e sempre di più dovrà, fare conti con gli effetti del riscaldamento globale e conseguenti cambiamenti climatici. Piogge copiose e improvvisa siccità. Gelate e alluvioni. Temperature impazzite. Il vino si costruisce in cantina, grazie a sistemi avanzati, come la stazione meteo creata in casa, capace di mappare e prevedere le variazioni climatiche della settimana sul campo e nei campi, nelle celle specifiche, non più basandosi sui fallaci modelli previsionali dei siti web.

“Il lavoro di mappatura che già da qualche anno impegna Siddùra con lo studio dei microrganismi presenti nel suo terroir, ci ha confermato come l’analisi del microclima sarà sempre più importante nella previsione del cambiamento delle zone climatiche – spiega Massimo Ruggero, amministratore delegato della cantina di Luogosanto -. Siddùra si è dotata di un sistema di controllo meteorologico che consente di studiare il microclima, compresa la misurazione delle escursioni termiche che incidono sulla qualità dei vini. Il sistema influisce anche sulla prevenzione dei trattamenti fitosanitari: le temperature e il grado di umidità incidono sullo sviluppo delle nevrosi in campo. La stazione capta questi mutamenti e suggerisce all’agronomo il trattamento adeguato”. Piena applicazione del concetto di tecnologia al servizio dell’uomo. “Già con il sistema “Piante che parlano” abbiamo adottato una strumentazione che ci consente di monitorare lo stato idrico del suolo e il fabbisogno d’acqua della pianta in base alle mutanti condizioni climatiche – sottolinea Luca Vitaletti, agronomo di Siddùra -. Poi c’è la stazione meteo con la quale giornalmente valutiamo l’area di lavoro sui vitigni, visualizzando le previsioni meteorologiche e climatiche giornalmente e nell’arco della settimana”. Il senso della tecnologia applicata alle conoscenze umane della terra è quello di trasformare i mutamenti climatici in vantaggi, prevenire i rischi di malattia della pianta e usufruire di un sistema di supporto decisionale nell’affrontare eventuali situazioni limite. In questo Siddùra è decisamente all’avanguardia, tanto da aver avviato una collaborazione con l’Università del Sacro Cuore di Piacenza per lo studio dell’incidenza di una stazione meteo personalizzata che offre una panoramica reale sul territorio dove si trovano le vigne.

Una cartina diffusa da Conservation International, organizzazione no profit statunitense attiva nella salvaguardia dell’ambiente e la protezione della biodiversità, mostra le zone vinicole che potrebbero essere seriamente danneggiate per effetto dei cambiamenti climatici entro il 2050. Gran parte delle zone interne della Sardegna sono circoscritte col colore rosso, quello che indica il maggior rischio. Arrivare a soluzioni innovative prima degli altri è condizione fondamentale per mantenere un alto livello di qualità dei propri vini. “Noi pensiamo che il microclima di Siddùra e l’adattamento delle piante del vermentino e del cannonau, siano la migliore risposta a quello che sta succedendo – sottolinea Massimo Ruggero -. Ripercorriamo la storia: il vitigno del vermentino fu scelto anticamente per la sua resistenza al salmastro e ai mutamenti climatici e per questo facilmente coltivabile nelle fasce costiere. Il cambiamento climatico porterà anche un cambiamento del gusto. É stato già confermato da uno studio francese, nella zona della Borgogna: attraverso alcune simulazioni si è scoperto come saranno i Borgogna nel 2050, diversi da quelli di oggi a causa dei cambiamenti climatici. Anche in Sardegna ci sarà questa mutazione: stiamo andando incontro al vermentino e al cannonau del domani. Anche in questo caso si verificherà un cambiamento del gusto, né migliore né peggiore. Semplicemente diverso. Non è detto che lo stravolgimento sarà negativo, potrebbero svilupparsi fenomeni che esaltano le qualità dei vitigni”.

IIn futuro potrebbero esserci zone non più adatte ad accogliere un vitigno. In questo caso, ci si dovrà interrogare sulla possibilità di cambiare i disciplinari che consentono la coltivazione di alcuni vitigni solo in determinate zone. “Per non arrivare impreparati di fronte a questi cambiamenti, le cantine devono studiare il proprio microclima e raccogliere moltissimi dati – conferma Massimo Ruggero -. Dobbiamo lavorare sulla mutazione genetica e creare la pianta perfetta che, attraverso innesto e porta innesto, si possa adattare a quel microclima particolare ed esaltare ancor più le qualità del terroir. Sarà compito degli agronomi captare la resistenza di una pianta. In futuro, il team perfetto nei campi sarà composto da meteorologi, agronomi ed enologi”. Se mai come oggi tutta l’industria mondiale delle viti si interroga sulla capacità di adattamento delle zone storiche, in attesa di conferme circa la previsione secondo cui le viti italiane delle zone costiere migreranno all’interno, sulle colline alte, Siddùra prova a guardare lontano. Perché per mantenere la qualità dei vini, dunque dei vitigni, nel tempo, occorre studiare. E prevedere i cambiamenti climatici. Muteranno gli aromi e i gusti attuali dei vini? L’irrigazione delle piante, prima vietata per evitare di caricarle di troppi grappoli (meno sono, migliori sono), ora è consentita come «soccorso» anti siccità. E si attendono nuovi studi su viti con radici che catturino gocce d’acqua in profondità. “È già oggi decisivo adattarsi ai cambiamenti climatici, non possiamo più contare sulla storicità – conferma l’agronomo Luca Vitaletti -. Improvvise gelate o periodi di siccità, come avvenuti in questi anni, rappresentano condizioni limite che impongono studio e soluzioni. L’uva cambierà, dobbiamo essere bravi a far trovare alla pianta le giuste condizioni perché non soffra, senza cambiarne le caratteristiche”.

About Michele Mascia

Mi chiamo Michele Mascia, sono nato a Cagliari il 13 Marzo del 1995, dove tutt'ora vivo. Sono uno studente universitario iscritto all Università di Cagliari in Lingue e Culture per la Mediazione Linguistica. Tra le mie passioni ci sono i viaggi, la musica e film e serie tv.

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