L’ultima risata i comici cabarettisti ebrei dai palcoscenici tedeschi ai campi di concentramento di e con Rosalba Piras e Tiziano Polese
Per la Giornata della Memoria domenica 27 gennaio ore 19.00 Rosalba Piras e Tiziano Polese, autori e interpreti della pièce li vede nei panni degli attori ebrei Max Ehrlich e Camilla Spira, famosissimi negli anni dal 1920 al 1944, e racconta le loro sorti e quelle di altri famosi comici ebrei ai quali si deve negli anni ‘30 la grandezza leggendaria del cabaret e dello spettacolo leggero mitteleuropeo, in particolare di quello berlinese.
In gran parte ebrei, come ebreo era il colore del loro umorismo, la sorte di questi artisti è segnata dall’avvento di Hitler al potere. Espulsi dai set e dai palcoscenici sui quali avevano primeggiato, le loro performance si replicano in condizioni sempre più dure. L’evocazione del repertorio storico è fatto di canzoni e balli yiddish, dal cabaret tedesco ricco di ballate, sketch degli anni ’30-’40 che i protagonisti interpretano cantando anche in lingua francese, tedesca e yiddish. Gli avvenimenti storici, la loro passione per il teatro, le loro testimonianze, il loro tormentato vissuto, sono scanditi dallo scambio di lettere che intercorreva fra i due artisti. I comici cabarettisti ebrei sono passati così dai palcoscenici di tutta Europa ai campi di concentramento.
Lo spettacolo si articola in tre parti:
La ghettizzazione: nell’autunno del ’33 nasce a Berlino la Lega della cultura ebraica dove, finché la Gestapo non ne serra i battenti, «l’arte verrà prodotta dagli ebrei solo per gli ebrei»;
la deportazione: il campo di transito di Westerbork, in Olanda, o l’insediamento ebraico“ di Theresienstadt, in prossimità di Praga, ad esempio, ospitano fra le varie forme di attività artistica,celebri cabaret, animati dagli artisti tedeschi, olandesi o cechi che vi erano internati;
lo sterminio, nel quale la maggior parte degli artisti finirà col concludere la propria esistenza. Le vicende di questi personaggi non raccontano soltanto la storia di alcuni comici – comici di grande successo: la notorietà li accompagnerà fino alla fine – ma inducono, al di là delle specifiche occorrenze storiche, una riflessione sul comico nelle situazioni più estreme, quando le figure che lo mettono in essere, chi ride e ciò di cui si ride, corrispondono alle persone fisiche di aguzzini e vittime.
Anche se, all’interno della relazione teatrale che eccezionalmente ne configura il rapporto, agiscono come spettatori e attori, ai quali è riservata “l’ultima risata”. La messa in scena scivola fra la narrazione in prima persona – la Berlino d’epoca rivissuta attraverso le memorie familiari; l’evocazione del repertorio storico – canzoni yiddish e del cabaret tedesco, ballate, sketch degli anni trenta.