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La Corte Ospitale presenta Tanti Saluti di Giuliana Musso

La Corte Giuliana Musso e l’enigma della fine: s’intitola “Tanti Saluti” la pièce scritta e interpretata dall’attrice e drammaturga vicentina ma friulana d’adozione (premio Hystrio 2017) in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC

Giuliana Musso e l’enigma della fine: s’intitola “Tanti Saluti” la pièce scritta e interpretata dall’attrice e drammaturga vicentina ma friulana d’adozione (premio Hystrio 2017) in tournée nell’Isola sotto le insegne del CeDAC  – lunedì 4 febbraio alle 20.30 al Teatro San Giuseppe di Nuoro (in collaborazione con BocheTeatro), martedì 5 febbraio alle 21 al Padiglione Tamuli nelle ex Caserme Mura di Macomer, e infine mercoledì 6 febbraio alle 21 al CineTeatro Olbia di Olbia  – nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.

Teatro civile per riflettere su un tema cruciale e che riguarda tutti attraverso sei storie emblematiche sul significato e la paura della morte alle soglie del terzo millennio e su questioni delicate e controverse – dalle cure palliative all’accanimento terapeutico, i protocolli di rianimazione e il diritto all’eutanasia.

Sotto i riflettori – assieme a Giuliana Musso – Gianluigi Meggiorin e Marcela Serli in un contrappunto ideale fra la dimensione grottesca e fantastica della clownerie e la consapevolezza di non poter eludere quel passaggio dell’esistenza, ma al più (provare a) ingannare se stessi: il miraggio dell’eterna giovinezza sostituisce il mito dell’immortalità ma occorre un’estrema saggezza per affacciarsi sull’aldilà. Tra fisica e metafisica, etica e politica un’indagine “antropologica” sul campo che tocca nodi sensibili e umane, umanissime fragilità per far (perfino) sorridere e pensare con la forza illuminante della poesia.

Dopo “Nati in casa” sul venire al mondo, l’eros fra trasgressione e solitudini metropolitane di “Sex Machine”, quasi a comporre una trilogia esistenziale “Tanti Saluti” affronta il capitolo finale con tutte le sfaccettature e i sottintesi, il dolore e lo smarrimento dell’ultimo viaggio.

Sbarca nell’Isola – sotto le insegne del CeDAC  – “Tanti Saluti” – originale e coinvolgente pièce di teatro sociale scritta e interpretata da Giuliana Musso (attrice e autrice vicentina, ma friulana d’adozione, vincitrice del Premio Hystrio 2017 per la drammaturgia) in cartellone lunedì 4 febbraio alle 20.30 al Teatro San Giuseppe di Nuoro (in collaborazione con BocheTeatro, nella rassegna La Sardegna dei Teatri), martedì 5 febbraio alle 21 al Padiglione Tamuli delle ex Caserme Mura di Macomer, e infine mercoledì 6 febbraio alle 21 al CineTeatro Olbia di Olbia  per la Stagione de La Grande Prosa 2018-2019  nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.

Sotto i riflettori – insieme con Giuliana Musso – Gianluigi Meggiorin e Marcela Serli – per un viaggio attraverso le molteplici sfaccettature e le moderne declinazioni del “senso del morire”: nella civiltà dell’apparire alle soglie del terzo millennio il sogno dell’eterna giovinezza contrasta con la fragilità umana e regala l’illusione di poter fermare il tempo, mentre il progresso scientifico propone nuovi dilemmi tra il ricorso alle cure palliative e il rischio dell’accanimento terapeutico, le potenzialità e i limiti dei protocolli di rianimazione e il diritto all’eutanasia. Questioni delicate e nodi sensibili come la libertà di scelta e la dignità dei pazienti da un lato e le responsabilità e gli obblighi dei medici dall’altro si giocano sul sottile confine tra la vita e la morte, con i vari livelli intermedi e i diversi gradi di coscienza, con forti implicazioni etiche e filosofiche, politiche e religiose tanto da approdare talvolta in tribunale, per affidarsi alla decisione dei giudici.

“Tanti Saluti” affronta un tema fondamentale della cultura occidentale, che da millenni si interroga sul destino e sulla condizione dei mortali, sul contrasto tra giovinezza e vecchiaia e sul dolore, sull’esistenza o meno di un aldilà dove trovare riscatto e consolazione dopo il soggiorno in questa “valle di lacrime” o ritrovare le ombre dei defunti, ipotizzando un dialogo o addirittura un ponte fra i due mondi, e auspicando una giusta ricompensa per le proprie azioni – nel bene come nel male. Focus sull’idea della morte nel presente attraverso alcune storie emblematiche, brevi monologhi che narrano le esperienze spesso toccanti di quanti per professione o per legami familiari quotidianamente si confrontano o si sono confrontati con la fine, o magari dopo averla sfiorata hanno imparato a non temerla più – con la chiave insolita e fantastica della clownerie, quasi a suggerire un altro sguardo, oltre i pregiudizi e la paura, su un tema difficile che riguarda tutti.

“Tanti Saluti” – produzione de La Corte Ospitale -infrange l’ultimo tabu per raccontare l’indicibile, in un’epoca che pare aver rimosso il pensiero dell’inevitabile uscita di scena, per inseguire una forma fisica e una perfezione estetica che poco o nulla hanno a che fare con la salute e spesso mascherano un vuoto interiore: in una società incentrata sulla bellezza e la gioventù non c’è spazio per la decadenza e la morte. La pièce mette l’accento sui paradossi e le contraddizioni, gli eccessi e gli sprechi di un sistema sanitario che propone una supremazia della tecnologia e delle macchine e non sempre si preoccupa della volontà e della sensibilità delle persone da un lato, e dall’altro per la cronica scarsità di risorse non sempre riesce a sopperire alle necessità – nell’emergenza e perfino nell’ordinaria amministrazione.

La ricerca scientifica ha prodotto risultati straordinari, impensabili solo pochi decenni fa, ma accanto alle eccellenze esistono delle criticità, derivanti da problemi di ordine burocratico, ma anche ideologico, e gli strumenti diagnostici e i protocolli terapeutici sempre più avanzati sembrano far ritenere che si sia prossimi a sconfiggere perfino la morte (oltre che continuare a dispensarla con generosità con armi sempre più potenti e “intelligenti”). Eppure a dispetto di tanta sapienza, che potrebbe quasi indurre a immaginare gli scienziati e i medici nel ruolo di Dio, non son state debellate le malattie e neppure la vecchiaia – la vita stessa in fondo non è che una strana malattia, sempre mortale, per parafrasare Zeno Cosini nel romanzo di Svevo – e si moltiplicano invece gli incidenti che richiederebbero interventi d’urgenza, come le malattie croniche degenerative e invalidanti che potrebbero essere alleviate dalle tecnologie ma con costi ancora altissimi. Il diritto alla salute rischia di diventare un privilegio riservato a pochi e mentre si riesce a strappare alla morte una persona anziana e stremata, talvolta per prolungare di poche ore e giorni un’agonia e si dibatte, sempre meno per fortuna, sull’utilità delle cure palliative, capita che le carenze strutturali di ambulanze e mezzi di soccorso, i problemi di organico e la scarsità di sale di rianimazione e perfino di medici e infermieri, possano valere il prezzo di una vita.

Giuliana Musso conclude con “Tanti Saluti” l’ideale trilogia, iniziata con “Nati in casa” sui modi in cui ieri e oggi, in Italia e nel mondo, vengono al mondo i bambini, tra la sterile freddezza e la protettiva sicurezza degli ospedali e ambienti più accoglienti e confortevoli per le future madri e i loro bambini, accanto al ruolo fondamentale delle ostetriche, nelle cui mani letteralmente si compiva e si compie il miracolo della vita. Eros e trasgressioni nel mondo dell’amore a pagamento sullo sfondo delle solitudini metropolitane in “Sex Machine”, con i racconti delle professioniste e dei loro clienti che disegnano un curioso, tenero e feroce affresco del Belpaese tra la rigorosa salvaguardia dell’istituzione della famiglia e le avventure per lo più notturne, ma anche i singolari ménage, le confessioni, i desideri segreti, le stravaganze di una folla di uomini inquieti.

“Tanti Saluti” rivela l’importanza di un approccio consapevole e sereno – per quanto possibile – a un evento naturale ed ineludibile attraverso le testimonianze dei protagonisti e suscita degli interrogativi su questioni morali e deontologiche, politiche e giudiziarie che vedono al centro l’antico dilemma tra fede e ragione, sull’obbligo di cura e sul rispetto della volontà dei pazienti e dei loro familiari. Tre clowns per una rappresentazione simbolica della morte, una pièce di teatro civile per esorcizzare la paura di trovarsi a un passo dall’ignoto e per riappropriarsi della lucida coscienza della necessità della fine, imparare ad affrontare ed elaborare il lutto ma anche accompagnare il cammino di chi si avvia a lasciare questo mondo – oltre alla scoperta delle incongruenze del sistema, l’empatia verso i sofferenti e la vulnerabilità dietro le apparenze, tra echi della vanità del tutto (dall’ansia per il proprio aspetto al potere del denaro),   nel segno della poesia.

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